Alcaline si, alcaline no. L’EU rivoluziona il futuro delle batterie

di Fabrizio Castagnotto

L’Unione Europea ha recentemente proposto un pacchetto di norme che riguardano le batterie allo scopo di renderle più sostenibili, più efficienti, facili da sostituire e soprattutto da smaltire. La proposta dell’EU riguarda tutti i settori; a partire da quello consumer per tutti i dispositivi, fino agli EV che sono costantemente sotto i riflettori proprio per il “discorso batterie”. La proposta è anche collegata alla riduzione dell’impronta carbonica il cui imminente obiettivo è fissato per il 2030.

Stravolgimenti in arrivo

Quali cambiamenti potrebbe comportare la proposta dell’Unione Europea? Innanzitutto viene stabilita una categorizzazione della tipologia di batterie molto più definita rispetto al passato e che tiene conto delle “new entry”. Stabilire differenze rispetto alle varie tipologie di batteria è un’operazione svolta per varare regole specifiche per ogni classe. Ad esempio, le batterie per usi industriali e per quelle utilizzate dagli EV contengono materiali come litio, piombo, nickel o anche cobalto. L’obiettivo della regolamentazione trae, con tutta probabilità, spunto dal processo di reshoring e di costruzione delle gigafactory europee per la produzione di batterie, allo scopo di iniziare a prevedere un quantitativo minimo di materiali riciclabili. Poiché la rigenerazione o il riciclo delle batterie è tuttora un argomento molto delicato, la regolamentazione vuole spingere fin da subito l’incremento di materiali rigenerati contenuti in quelle nuove. Dal 2030 ci sarà infatti un quantitativo minimo di materiale rigenerato che dovrà essere contenuto, per poi essere incrementato di anno in anno. Per questo motivo sono state inserite nuove categorie di batterie destinate agli EV e di dimensioni più contenute impiegate nella micro-mobilità. Tuttavia, la proposta europea non contempla soltanto i materiali ma anche la qualità e la fruibilità di tutte le tipologie. Ciò significa che saranno messe al bando batterie ricaricabili di bassa qualità e ciclo di vita.

Proseguendo sul discorso delle batterie ricaricabili, in particolar modo per quelle destinate al mercato consumer, la proposta europea vuole, entro pochi anni, stoppare la produzione di pile “usa e getta” favorendo invece la diffusione massiva di quelle ricaricabili. A prima vista potrebbe sembrare un’arma a doppio taglio, poiché il quantitativo di energia per la ricarica delle batterie è direttamente proporzionale alle unità in uso, ma la proposta europea vuole rendere via via più rigenerabili le batterie ricaricabili che sono giunte alla fine del loro ciclo di vita. Ultima e non meno importante, la proposta europea si rivolge anche ai produttori di dispositivi elettronici (smartphone in particolare) che consentirebbe all’utente di sostituire autonomamente le batterie su tutti i propri dispositivi e non solo; le batterie dovranno essere disponibili per almeno dieci anni dalla data di lancio del prodotto. Il disegno di legge europeo è pronto quindi a scatenare una rivoluzione ma anche non pochi problemi.

Non solo materiali, anche CO2 e GHG

All’interno della proposta UE è riportato un resoconto sulle cifre globali che riguardano la produzione di batterie: i numeri includono materiali, tipologie di energia utilizzata per la produzione e le risultanti emissioni. Secondo le previsioni a livello mondiale, per i prossimi tre anni la tecnologia delle batterie piombo-acido avrà ancora la meglio in termini di diffusione. È interessante notare che le batterie destinate agli EV richiederanno entro il 2030 una quantità di litio 18 volte più alta rispetto ad oggi e 5 volte quella di cobalto entro il 2030. Queste cifre proiettate al 2050 sono destinate a raddoppiare per quanto riguarda il litio (quasi 60 volte) e triplicare riguardo al cobalto (15 volte). La domanda di batterie al litio è pertanto destinata a crescere annualmente di circa il 30%, dove l’attuale filiera produttiva mondiale vede le operazioni di assemblaggio, rigenerazione dei materiali e il riutilizzo delle batterie localizzati in Europa, mentre la produzione vera e propria delle celle avviene per opera dei paesi asiatici. Inoltre, secondo una stima effettuata dal World Economic Forum e dalla Global Battery Alliance, la gran parte dei gas serra (GHG) sarebbe imputabile alla produzione dei materiali e componenti attivi nonché delle celle stesse. Anche le emissioni di CO2 dipendono molto dalla tipologia di energia utilizzata per la produzione: nella proposta UE si prendono in esame le celle prodotte in Corea del Sud per le quali viene utilizzata energia di produzione mista (carbone, gas e nucleare).

Cosa dicono i produttori?

Questa proposta obbligherà tutti i produttori globali di batterie ad accelerare la transizione verso queste normative e, per quelli che sono rimasti indietro, la non facile riprogrammazione delle proprie produzioni. Per meglio comprendere quale possa essere il sentiment degli “addetti ai lavori” Luca Negri Country Manager di GPBM Italy, attraverso la sua visione, pone attenzione su alcuni importanti aspetti: “GPBM è da sempre fautrice nel consentire al consumatore di sostituire la batteria da sé, questa è una prerogativa che rende le cose più facili a tutti.” GP Batteries è uno dei più grandi produttori mondiali di batterie che nell’ultimo decennio si è focalizzato in particolar modo sulla produzione di pile ricaricabili di qualità superiore, sia per elevare le performance dei dispositivi, sia per aumentare il ciclo di vita utile delle proprie batterie. Riguardo a queste ultime, GPBM sta spingendo molto il consumatore a preferire il ricaricabile piuttosto che l’usa e getta in quanto la rigenerazione porta a processi produttivi a più basso impatto ambientale. Questa filosofia è ampiamente confermata dai livelli di qualità e prestazioni dei prodotti GPBM dimostrati negli anni. Negri commenta: “L’aspetto più interessante contenuto nella proposta UE riguarda le pile ricaricabili, poiché il fatto di non accettare più prodotti di bassa qualità è esattamente in linea con la nostra visione. Abbiamo sempre sostenuto l’uso di pile ricaricabili, tuttavia occorre considerare che avere prodotti di una certa qualità comporta costi più elevati, anche se effettivamente un prezzo più elevato va spalmato nella durata di utilizzo. Va da sé che il livello di qualità di un prodotto è il più delle volte direttamente proporzionale alla durata di vita e al livello di performance.” Attualmente, la proposta ha già passato diverse fasi di approvazione da parte dell’UE ed è destinata ad essere operativa in un futuro non troppo lontano. Questo secondo Negri: “Rappresenta una novità davvero importante. Non sarà facile per tutti adeguarsi a queste nuove norme, tuttavia lo scenario delle batterie sta vivendo molte trasformazioni in un tempo assai ristretto, dovuto anche all’attuale situazione che riguarda le materie prime. In ogni caso vedo questa novità come grande opportunità per concretizzare al meglio la nostra filosofia di prodotto e viverla da protagonisti, contribuendo ad accelerare la transizione tecnologica delle batterie verso prodotti sempre più performanti e a basso impatto”.

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