Samsung Wemogee: la prima app per tornare a comunicare grazie alle immagini

di Andrea Trapani

Sviluppata da Samsung Electronics Italia e Leo Burnett Italia, con la collaborazione di Elio Clemente Agostoni, Direttore del Dipartimento Neuroscienze presso l’Ospedale Niguarda di Milano, la chat app basata su emoji risponde alle esigenze degli oltre 3 milioni di soggetti afasici nel mondo

Samsung Electronics Italia e Leo Burnett Italia presentano Samsung Wemogee, la prima app gratuita di instant messaging pensata per permettere ai pazienti colpiti da afasia, e in generale a tutte le persone affette da disturbi legati alla comunicazione verbale, di esprimere idee, attività ed emozioni, con i propri familiari e amici. La nuova app sarà disponibile a partire dal 28 aprile 2017 su Google Play Store per tutti i dispositivi Android (smartphone e tablet), AppStore per device iOS e Galaxy Apps di Samsung.

Samsung Wemogee va a colmare un gap espressivo che affligge gli oltre 3 milioni di persone nel mondo (200.000 solo in Italia) che soffrono di afasia, una patologia molto complessa, che comporta la perdita della capacità di comporre o comprendere il linguaggio. Si tratta di un disturbo acquisito, dovuto a lesioni dell’area di Broca e dell’area di Wernicke, le parti del cervello deputate alla progettazione, all’ideazione e all’espressione linguistica. Le cause più frequenti sono di tipo traumatico, emorragico o ischemico (basti pensare che ben il 30% delle persone colpite da ictus cerebrali sviluppano una forma di afasia). Questo disturbo ha gravi conseguenze sulla vita del paziente e delle persone che gli sono più vicine. Dato che il linguaggio è lo strumento più importante per poter comunicare, l’afasia può comportare la perdita della rete sociale e pesanti frustrazioni da un punto di vista emotivo.

Elio Clemente Agostoni, Direttore del Dipartimento Neuroscienze presso l’Ospedale Niguarda di Milano, che ha seguito da vicino tutte le varie fasi di sviluppo scientifico di Samsung Wemogee, afferma: “Nel tradizionale trattamento dei disturbi del linguaggio, le immagini e i gesti hanno un ruolo fondamentale perché oltrepassano la barriera della verbalità. In questo senso, Samsung Wemogee rappresenta una vera e propria nuova metodologia di comunicazione. L’inserimento di risposte suggerite, di fronte a determinate domande, rappresenta un modello di interazione semplice, che agevola l’utilizzo da parte del paziente afasico limitando le sue possibilità di scelta e di conseguenza le possibilità di errore.”

Dotata di una interfaccia semplice e intuitiva, Samsung Wemogee funziona come una sorta di traduttore testo-emoji e viceversa. Il vocabolario dell’app, sviluppato in collaborazione con Francesca Polini, Dottoressa Logopedista e Docente presso l’Università degli Studi di Milano, comprende una library di più di 140 frasi relative ai bisogni primari così come alla sfera affettiva con le frasi prevedibilmente più utili per le comunicazioni dei pazienti afasici; queste frasi sono state tradotte in sequenze logiche di emoji e suddivise in 6 macro categorie di riferimento (vita quotidiana; mangiare e bere; sentimenti; aiuto, attività ludico-ricreative, ricorrenze e celebrazioni); le persone afasiche sceglieranno ciò che vogliono comunicare tra un panel di opzioni visive, inviando la sequenza di emoji selezionata al destinatario non afasico. La persona non afasica riceve il messaggio in forma testuale e potrà rispondere utilizzando parole scritte; allo stesso modo, il paziente afasico riceverà la comunicazione in forma di emoji. “I pazienti afasici comprendono gli emoji perché rappresentano tutti gli aspetti delle emozioni. Il gesto, il disegno e tutta la mimica è perfettamente conservata in comprensione e spesso anche nella produzione. A questo fine è utile che ci sia un elenco ben definito di frasi, che devono essere riferite ai bisogni più immediati in modo che il paziente sia facilitato e che il supporto sia di aiuto alla comunicazione e che non mandi il paziente in uno stato di frustrazione” aggiunge Francesca Polini.

Il Dottor Giuseppe Sciarrone, Consulente Neurochirurgo presso l’ospedale Humanitas Gavazzeni di Milano, che ha contribuito con la sua consulenza allo sviluppo di Samsung Wemogee, conferma che “Il paziente afasico viene depauperato di tutta una serie di aspetti che riguardano non solo la sussistenza, ma anche la sfera affettiva. Questo naturalmente fa scaturire anche nelle persone che gli sono accanto una sorta di frustrazione e di impotenza, che porta il soggetto a chiudersi sempre di più in sé stesso. Samsung Wemogee è un’app estremamente innovativa perché attraverso un’interfaccia semplice e intuitiva consente all’afasico, di non sollecitare in maniera eccessiva la rete ideativa del suo cervello, offrendo al tempo stesso la possibilità di avere un’interazione quasi fluente con le persone che lo circondano”.

Samsung Wemogee non è solo una chat di messaging a distanza: questa app, infatti, può essere anche strumento di training in situazioni di compresenza, a supporto delle tradizionali metodologie di riabilitazione, grazie alla funzione display che permette di visualizzare su un unico dispositivo la frase selezionata, sia in forma emoji, sia in forma testuale.

“Abbiamo creduto fortemente nel progetto Samsung Wemogee fin dalle prime fasi di sviluppo, e l’approvazione da parte dei nostri partner sulla reale efficienza dell’app per tutte le persone afasiche, ha rafforzato ancora di più in noi la convinzione sulla sua effettiva utilità sociale. Con questo progetto confermiamo la nostra vocazione nel mettere a disposizione della società tutto il nostro know-how tecnologico, perché la responsabilità sociale è uno dei valori cardine di Samsung, sia in Italia che a livello globale, e siamo coscienti di quanto la tecnologia possa essere un potente strumento di emancipazione e inclusione sociale” commenta Mario Levratto, head of marketing & external relations di Samsung Electronics Italia

“Samsung Wemogee è un progetto che segna uno spartiacque nella relazione tra agenzia di pubblicità e cliente e che ci ha coinvolto sia professionalmente che emotivamente. Abbiamo la sensazione di aver contribuito a fare qualcosa di davvero grande.” afferma Francesco Bozza Direttore Creativo Esecutivo di Leo Burnett Italia.

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