Recentemente, per la prima volta, due tribunali italiani, quello di Ivrea (TO) e quello di Firenze, hanno riconosciuto in primo grado la causa oncogena nei campi elettromagnetici generati dal cellulare, ovvero un legame causale tra tumore al cervello ed utilizzo prolungato, continuativo e “scorretto” del telefono cellulare.
Il giudice Luca Fadda al Tribunale di Ivrea (TO) ha condannato in primo grado l’Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale al dipendente di un’azienda, colpito da tumore alla testa (per fortuna benigno, ma, tuttavia, invalidante) dopo aver utilizzato il telefonino 3-4 ore al giorno per 15 anni.
Similmente, il giudice del lavoro Vincenzo Nuvoli la scorsa settimana ha condannato l’Inail al pagamento di un indennizzo per inabilità permanente ad un addetto alla vendite per diverse società di import-export al quale nel 2014 è stato diagnosticato un neurinoma del nervo acustico destro, dovuto all’utilizzo per 13 anni del telefono cellulare per una media di almeno 2-3 ore al giorno.
Ecco, pertanto, la risposta dell’associazione Codacons, le cui azioni mirano a due obiettivi diversi: in primo luogo ad aumentare le informazioni disponibili; occorre inserire indicazioni ed avvertenze sui cellulari circa i rischi per la salute umana, al pari di quanto avviene per le sigarette.
Il secondo canale riguarda la tutela diretta dei consumatori: lo staff legale dell’Associazione ha allo studio un’azione legale in favore di tutti i possessori di telefoni cellulari, per i rischi alla salute corsi attraverso l’utilizzo di questi dispositivi.
Tra i destinatari di questa azione collettiva ci sarà anche l’Inail, che ancora non ha inserito tra le malattie professionali quelle causate dall’uso dei cellulari.
Chi fosse interessato ad aderire all’iniziativa il link è http://www.termilcons.net/index.php?pagina=page_publicForm&idForm=540&css=1&access=ok
di Lorenzo Cassigoli
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