Torna, il 15 ottobre, l’appuntamento annuale con il Repair Day, la giornata internazionale promossa dall’Open Repair Alliance per celebrare il valore delle riparazioni: Back Market, il principale marketplace di elettronica ricondizionata, sposa da sempre i principi che ispirano l’iniziativa e la sostiene rilanciando il proprio invito a una maggiore attenzione, da parte dei consumatori, ad abitudini in linea con il suo spirito e in grado di stimolare un modello di consumo più sostenibile.
Quelli promossi dal Repair Day, infatti, sono comportamenti volti a promuovere l’economia circolare estendendo la vita dei prodotti e contrastando in tal modo la generale propensione al consumo eccessivo, alla base di molti problemi che colpiscono la società moderna, a partire dal forte inquinamento legato alla sovrapproduzione.
Tali finalità si sposano appieno con l’impegno di Back Market nel favorire un atteggiamento più consapevole del valore dei dispositivi elettronici che già possediamo, senza lasciarci sedurre da sconti o dal culto del nuovo finendo col dismettere prodotti ancora funzionanti che vanno ad alimentare l’imponente mole di e-waste che si riversa nell’ambiente con impatti devastanti.
Solo nel 2019, infatti, sono state generate 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, valore che nel 2021 pare sia aumentato a 61 milioni di tonnellate: una crescita pari al 14%, ben oltre le iniziali stime comprese tra il 3% e il 4%. A livello globale, la carbon footprint pro capite dei rifiuti elettronici è di 7,3 kg all’anno, ma è stata generata in modo sproporzionato dai paesi dell’emisfero settentrionale: ad esempio, l’impronta è di oltre 28 kg in Norvegia e 20,9 kg negli Stati Uniti.
Purtroppo solo meno del 20% dei rifiuti elettronici generati viene correttamente riciclato. In particolare, circa l’80% di quelli prodotti in Europa viene inviato nei paesi in via di sviluppo, principalmente in Africa, per essere smaltito in discariche illegali e a cielo aperto dove, poco alla volta, i dispositivi dismessi rilasciano sostanze tossiche che inquinano l’aria, il terreno e le acque sotterranee.
Da questo punto di vista, la tecnologia ricondizionata, prolungando la durata dei prodotti, rappresenta un’alternativa di consumo che può contribuire a contenere la sovrapproduzione di rifiuti e gli effetti dell’inquinamento, anche di quelli connessi alla produzione di nuovi dispositivi. Considerando il suo ciclo completo, infatti, tale processo ha un enorme impatto sulla carbon footprint globale del settore digitale ed è molto dispendioso in termini di risorse. Per produrre un nuovo smartphone, ad esempio, sono necessari più di 50 componenti diversi e il reperimento delle materie prime necessarie implica l’estrazione di enormi quantità di minerale – in media 243,6 kg per uno smartphone e 6551 kg per un laptop – con effetti distruttivi sull’ecosistema.
Inoltre, il consumo di grandi volumi d’acqua nelle fasi di estrazione, produzione dei componenti e assemblaggio determina un forte stress sulle risorse idriche del pianeta.
Dal 2014, per dare un’idea di come possano contribuire i prodotti ricondizionati, gli acquisti su Back Market di smartphone, desktop, laptop o tablet hanno evitato l’emissione di 803.445.905 kg di CO2, l’estrazione e l’utilizzo di 2.719.716.649 kg di materie prime, il consumo di 827.371.602.599 litri d’acqua e la produzione di 3.017. 094 .079 g di rifiuti elettronici
Senza dimenticare, inoltre, che la scelta di prodotti ricondizionati permette di acquistare dispositivi elettronici con un risparmio tra il 30 e il 70% sul costo del nuovo, ma ottenendo la stessa qualità.