Articolo a firma di Isabelle Miller, Head of Business Development and Partnership Solutions di GPC
Ogni automobilista conosce questa sensazione: incontrare sulla propria strada una buca, non riuscire a evitarla, e sentire quel rumore inconfondibile quando la ruota ci finisce dentro. Per tutto il resto del tragitto si resta concentrati sull’eventuale danno, ascoltando ogni rumore insolito e cercando di verificare il corretto funzionamento dello sterzo.
Un problema universale quello delle buche, che affligge i conducenti sin dall’invenzione dell’automobile. L’American Automobile Association ha stimato che in 5 anni negli Stati Uniti fino a 16 milioni di automobilisti hanno subito danni ai loro veicoli a causa delle buche, per un costo totale di 3 miliardi di dollari all’anno. In India, ogni anno 3.000 persone perdono la vita a causa di incidenti provocati dalle buche stradali, mentre nel Regno Unito è stato stimato che riparare tutte le strade dissestate costerebbe 12 miliardi di sterline.
Molti Paesi hanno cercato di trovare una soluzione conveniente a questa problematica; persino i detenuti sono stati chiamati a lavorare sulle strade storiche di Roma per ripararle, ma ora una nuova soluzione tecnologica sembra possa alleviare il problema.
L’innovativa software company GPC Systems utilizza tecnologia 3D e Intelligenza Artificiale per risolvere più velocemente la questione delle buche stradali. Fino a questo momento indentificare e riparare le buche è stato un processo reattivo, costoso e difficile da gestire. Il 3D Pothole Dimensioning Software di GPC usa invece la tecnologia per fornire tempestivamente un’immagine precisa della rete stradale e identificare così le strade che potrebbero deteriorarsi. Ciò consente riparazioni più rapide ed efficienti, riducendo anche le lamentele e permettendo ai comuni di gestire le strade in maniera proattiva.
Gli ispettori incaricati possono scattare foto delle buche tramite dispositivi mobili, come i tablet Panasonic TOUGHBOOK M1, dotati di tecnologia Intel® RealSense integrata: il software di misurazione analizza all’istante la larghezza e la profondità del foro, calcolando il volume e il tipo di materiali necessari per ripararlo.
Il TOUGHBOOK M1, tablet fully rugged da 7’’, dispone infatti di fotocamera 3D Intel® RealSense™ integrata, che può essere utilizzata su una distanza che varia da 16cm a 10m, in base alle condizioni di risoluzione e ambientali. È adatta a un utilizzo outdoor e offre una risoluzione di 1280×720. Inoltre, il display del TOUGHBOOK M1 è visibile in presenza di luce solare e può essere utilizzato in modalità touchscreen, con una penna o con i guanti, mentre la batteria garantisce 9 ore di autonomia con la possibilità di arrivare a 20 grazie all’ausilio della batteria estesa opzionale.
La soluzione offerta dalla tecnologia 3D sembra poter avere un successo internazionale: se pensiamo ad esempio che nel Regno Unito è stato speso finora circa 1 miliardo di sterline per la riparazione delle buche (e che secondo il RAC, fornitore di servizi stradali e supporto automobilistico, la maggior parte delle riparazioni sono semplici toppe poco resistenti nel tempo), si direbbe che sia destinata a essere scelta da molti Paesi e città che stanno cercando una risoluzione al problema delle buche.
Negli USA, la modellazione 3D verrà implementata, tramite un contratto di distribuzione, sulla famosa Las Vegas Motor Speedway, un circuito NASCAR dove i piloti élite raggiungono velocità di quasi 200 miglia orarie su una pista ovale.
Nel Regno Unito, invece, il Durham and Blaenau Gwent Council, supportato dal GovTech Catalyst (fondo gestito dal Government Digital Service, che consente ai fornitori di risolvere alcuni dei problemi del settore pubblico utilizzando una tecnologia emergente), ha scelto GPC per sviluppare la loro innovativa tecnologia 3D con lo scopo di rilevare i difetti stradali.
Nel mese di aprile il Dipartimento per i trasporti inglese ha annunciato un finanziamento di 201 milioni di sterline per la rete stradale, di cui 50 destinati ai comuni per il recupero delle buche, e 23 per la sperimentazione di nuove tecnologie sempre dedicate alla riparazione delle buche stradali.