I dati della ricerca “Leggimi ancora” di Giunti Scuola e Università di Perugia sulla lettura ad alta voceLeggere fa bene e sviluppa la crescita dei bambini
, la ricerca universitaria “Leggimi ancora” di Giunti Scuola e Giunti Editore, in collaborazione con l’Università di Perugia adesso ci dice quanto. Un’ora al giorno di lettura ad alta voce con il proprio maestro, introdotta con continuità per un tempo congruo e proponendo testi sempre diversi, incide dal 10 al 20% su aspetti cruciali dell’apprendimento, del successo scolastico e della vita: si sviluppa l’intelligenza verbale, migliora la comprensione del testo e le abilità cognitive che incidono nella gestione delle azioni quotidiane.
Il dato eccezionale che emerge dalle analisi è che l’esposizione alla lettura ad alta voce è in grado di determinare questi benefici per tutti i bambini, indipendentemente dalle loro condizioni iniziali, rappresentando così un vero dispositivo per il diritto all’apprendimento. Da un’analisi approfondita dei dati si vede infatti come anche i bambini che partivano con un livello cognitivo molto basso hanno avuto l’occasione di crescere e di farlo in modo davvero rilevante, fino ad essere, in molti casi, il sottogruppo con maggiore incremento e, tuttavia, anche i bambini che partivano da un livello molto alto hanno rivelato un incremento notevole. La lettura si configura così come un’attività didattica capace di “graduarsi” da sola, caratteristica insita nella possibilità di fruire di una lettura a diversi livelli e utilizzando la propria strumentazione che viene così sollecitata e “allenata”.
È quanto rileva la ricerca scientifica condotta all’interno del progetto nazionale di Giunti Scuola “Leggimi ancora. Letture ad alta voce e life skills”, che ha già coinvolto 13mila docenti in tutta Italia. Il team di ricercatori ha studiato un vasto campione di 1500 bambini di 6-11 anni di Torino, Modena e Lecce sottoposti ad un training intensivo di lettura ad alta voce da parte del docente, tutti i giorni per 100 giorni scolastici. La ricerca è stata diretta da Federico Batini, professore di pedagogia sperimentale, metodologia della ricerca educativa e metodi e tecniche della valutazione scolastica dell’Università di Perugia. I dati raccolti dimostrano come la lettura agisca contemporaneamente su più aspetti: comprensione del testo, dimensioni cognitive, padronanza della lingua, intelligenza verbale e auto-percezione di benessere.
Sulla misurazione della comprensione del testo i dati parlano chiaro: i bambini sottoposti alla lettura ad alta voce aumentano la loro capacità di comprensione fino ad un 10% rispetto al loro punto di partenza. Per questa misurazione lo staff di ricerca ha utilizzato due diverse tipologie di test, due strumenti diversi tra loro, con diversi ragionamenti che stanno alla base della rilevazione e diverse tipologie di domande, che confermano in entrambi i casi un risultato positivo del campione.
Un miglioramento significativo emerge anche nello sviluppo delle abilità cognitive di base, in media del 18/20%: un dato significativo relativo ai processi cognitivi fondamentali dei bambini, le abilità che permettono la gestione delle informazioni in entrata, scritte o orali, e dunque la comprensione di un testo, ma anche un compito di storia, di matematica, una situazione problematica a casa, una partita a pallone, una competizione sportiva.
Una parte di dati è stata riservata alla misurazione del quoziente intellettivo verbale, che ha misurato un aumento medio del 10/15% dell’indice relativo all’area verbale che compone il quoziente intellettivo dei bambini.
Sono dati rilevanti, per la prima volta raccolti su un campione vasto di 1500 bambini dislocati su nord centro e sud Italia, con un team scientifico formato da ricercatori, laureati e laureandi dell’Università di Perugia e centinaia di ore di somministrazione individuale di test e di analisi dei dati. Per vastità e qualità del campione questa ricerca si configura come la più grande a livello nazionale su questi temi. La selezione del campione è avvenuta all’interno delle classi che hanno partecipato alla prima edizione di “Leggimi ancora. Letture ad alta voce e life skills” di Giunti Scuola, una proposta di lettura ad alta voce in classe a cui si sono iscritti 13mila docenti coinvolgendo 200mila bambini (tra cui i 1500 del campione che ha seguito il protocollo di ricerca). Una vasta azione collettiva di promozione della lettura che ha fornito ai docenti formazione e tutoraggio, oltre a titoli gratuiti messi a disposizione da Giunti Editore che ha utilizzato per questo progetto, e lo farà anche per la seconda edizione, i libri della collana Colibrì.
La metafora della lettura come palestra cognitiva, emotiva e relazionale ben rappresenta la varietà e ricchezza degli effetti. Il gruppo di ricerca della cattedra di Pedagogia Sperimentale, diretto dal Prof. Federico Batini dell’Università degli Studi di Perugia ha, in questi ultimi anni, raccolto evidenze su varie tipologie di effetti della lettura, ma è con questa ricerca, che ha potuto togliere ogni dubbio, vista la vastità e rappresentatività geografica del campione, sugli effetti che riguardano le funzioni cognitive, ovvero il modo in cui si entra in contatto con le informazioni e si elaborano, si presta attenzione, si colgono i rapporti di causa effetto, si progetta e infine si elabora un ragionamento, e la capacità di strutturare apprendimenti; la comprensione dei testi di qualsiasi tipo e per qualunque scopo; l’utilizzo di testi e l’elaborazione linguistica in contesto scolastico.
La lettura ad alta voce è dunque, più di qualunque attività didattica frontale, in grado di “accendere” bambini e ragazzi ed è un’attività ben riconoscibile per la scuola che ha costi contenuti.
Da quello che sappiamo oggi possiamo concludere che una vera e propria “politica della lettura ad alta voce”, inserendo la lettura in tutti gli ordini e gradi di scuola, possa rappresentare una vera azione in direzione di una democrazia dell’apprendimento: leggere ad alta voce a scuola tutti i giorni, per un tempo congruo, riuscirebbe a ridurre il notevole impatto che la provenienza socio-culturale ha sulle probabilità di successo formativo e sulla vita futura delle persone.