Il primo Libro Bianco sull’Economia Digitale

di Redazione TecnoGazzetta

Il Centro Economia Digitale presenta a Roma il primo Libro Bianco sull’Economia Digitale

  • Promosso dal Centro Economia Digitale, il Libro Bianco contiene 85 proposte di policy divise in 3 ambiti per guidare l’affermazione digitale dell’Italia
  • La proposta: usare una quota del Recovery Fund per destinare annualmente per il periodo 2021-2024 l’1% del PIL a favore di investimenti nell’alta tecnologia e nelle nuove tecnologie digitali: il CED stima un effetto moltiplicatore sul PIL pari a 2,4 volte l’investimento effettuato, con un impatto complessivo di circa 160 miliardi di euro.
  • Presente il Ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli

Cittadini, imprese e settore pubblico: sono questi i tre ambiti su cui si focalizza l’analisi condotta dal CED – Centro Economia Digitale per descrivere la trasformazione digitale in atto e guidare, attraverso 85 proposte di policy, quella che dovrà passare alla storia come la più grande opportunità colta dall’Italia per rilanciare il Paese. Soprattutto alla luce dell’esperienza del lockdown che ha trovato un’Italia impreparata digitalmente: catapultata nella didattica a distanza, nell’utilizzo di piattaforme di condivisione, nel ricorso costante alle video chiamate, nell’organizzazione dello smart working, nella consultazione dei portali della PA, nella relazione completamente mediata dai dispositivi. L’Italia ha iniziato a correre, troppo spesso improvvisando. Serve un intervento coordinato per smettere di essere fanalino di coda nell’area UE.

Siamo partiti dall’analisi dei cosiddetti fattori abilitanti – spiega Rosario Cerra, Presidente del CED e fautore del Libro Bianco- senza i quali non si può parlare di trasformazione digitale. Mi riferisco a concetti e fenomeni sempre più presenti nella nostra società e con cui dobbiamo, tutti, acquisire confidenza perché sono già parte dello sviluppo in atto, sebbene appaiano ancora élitari: le reti 5G, la cybersecurity, l’intelligenza artificiale, la blockchain, l’analisi dei big data, l’Internet of Thing. La grande sfida sarà sostenere l’alfabetizzazione digitale della cittadinanza, sviluppare l’indipendenza tecnologia europea, rivedere l’impianto normativo e regolatorio dell’economia digitale. Emerge con forza il ruolo chiave della Pubblica Amministrazione, il vero potenziale driver della trasformazione se assicura una maggiore corrispondenza tra l’azione italiana sulla digitalizzazione della PA e le strategie internazionali e rafforza la coerenza e la continuità delle politiche”.

Una tale analisi non poteva prescindere dal coinvolgimento dei grandi attori del settore. Il Libro Bianco, infatti è sostenuto da ENEL, ENI, I CAPITAL, Leonardo, Open Fiber, RAI, TIM, Tinexta.

Il Libro Bianco mostra ritardi e opportunità da cogliere: nel 2019 il 33,8% delle famiglie italiane non erano dotate di alcun dispositivo (né PC né tablet); si ricorre ancora poco agli investimenti smart per diminuire gli impatti ambientali; la robotizzazione del settore manifatturiero, sebbene ci veda tra i primi in Europa, ha ulteriori e importanti margini di sviluppo; il ricorso all’analisi dei big data non è ancora ben sfruttata; la cultura manageriale del settore privato deve essere innovata in termini digitali. Ma è il settore pubblico quello che mostra le maggiori potenzialità: sanità, istruzione, cultura, giustizia…non esistono settori che possano dichiararsi non interessati alla trasformazione digitale.

La nostra proposta è questa: il ritardo può essere recuperato se scegliamo di cogliere l’opportunità delle risorse messe in campo dall’Unione Europea– continua Cerra -. La Commissione Europea ha già indicato i pilastri della crescita nei prossimi anni: lo “Europe Fit for the Digital Age” e il “Green Deal” rappresentano gli strumenti attraverso cui realizzare una trasformazione digitale inclusiva a beneficio di cittadini, imprese e governi e una transizione energetica sostenibile entro il 2050. Si tratta adesso di scegliere di allocare una parte significativa delle risorse previste dal Recovery Fund a favore di investimenti nell’alta tecnologia e in innovazioni digitali. La nostra proposta è quella di destinare a tale scopo annualmente per il periodo 2021-2024 una quota di tali risorse pari all’1% del PIL (circa 17 miliardi all’anno per un totale di 68 miliardi di euro). Secondo le nostre analisi questo potrebbe generare un effetto moltiplicatore sul PIL pari a 2,4 volte l’investimento effettuato, con un impatto complessivo di oltre 160 miliardi di euro”.

Per leggere il Libro Bianco sull’Economia Digitale:
 centroeconomiadigitale.com/librobianco

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