Social network: associazione Visionari lancia allarme su Parler e social alternativi

by Redazione TecnoGazzetta

Non solo Twitter e Facebook. In Italia, come nel resto del mondo, si registra la crescita di alcuni social network alternativi sempre più utilizzati dagli utenti, dove tuttavia mancano regole e controlli con il conseguente rischio di abusi e illeciti e diffusione incontrollata di fake news, contro i quali è difficile, se non impossibile, adottare adeguate misure di contrasto.

La denuncia arriva dagli esperti di VISIONARI No profit, associazione specializzata in tecnologia che ha monitorato la crescita nel nostro paese di social network alternativi ai grandi nomi come Instagram, Facebook o Twitter.

Parler, Rumble, Sfero, MeWe sono alcuni dei nomi dei nuovi social network sempre più usati dagli utenti italiani che vogliono diffondere video e informazioni senza sottostare al controllo e agli algoritmi dei colossi del settore, e il cui nome è salito alla ribalta dopo la decisione dei grandi social di bloccare gli account del presidente Usa Donald Trump – spiega VISIONARI – Nello specifico Parler è una piattaforma molto simile a Twitter, divenuta rifugio soprattutto dei seguaci di Trump e QAnon.

  • Sfero è il “primo social network senza cookie” e ospita contributi in forma lunga (articoli e video): viene utilizzato in particolare da no-mask e no-vax, e per claim pseudoscientifici come “risvegliamo il corpo, e il virus non ci colpirà. Meditate ed esercitatevi con il respiro ed è fatta”.
  • MeWe è molto simile a Facebook, ma ha dei gruppi aperti in cui chiunque può scrivere liberamente, e un annesso servizio di messaggistica.
  • Rumble è una piattaforma di streaming video, come YouTube, ma con standard molto “lascivi”.

“A differenza di Google, YouTube, Instagram, ecc. queste piattaforme alternative non svolgono adeguati controlli sui contenuti diffusi dai propri utenti, e adottano una politica più permissiva – afferma Dario Piermattei, Segretario Generale di  Visionari – Il rischio concreto è quello di una diffusione incontrollata di disinformazione e fake news, e di video e contenuti pericolosi che possono incrementare abusi, illeciti e violenza, come dimostrato dai fatti recenti degli Stati Uniti”.

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