Si può dire, con buona approssimazione, che il fine ultimo e principale di ogni gioco sia quello di intrattenere. L’intrattenimento puro e semplice, tuttavia, non è l’unica componente: la competizione gioca un ruolo fondamentale per il suo successo. Qualsiasi gioco, in qualsiasi periodo storico, ha sempre affiancato l’appeal della competizione al semplice intrattenimento da esso offerto. Il concetto alla base d’altra parte è tanto semplice quanto efficace: due giocatori scelgono di sottostare a delle regole per porsi in competizione tra loro.
Se queste semplici osservazioni valgono per i giochi, esse non possono che essere veritiere anche per una particolare categoria di giochi: i videogiochi. L’aspetto interessante, tuttavia, è come il tipo di competizione da questi offerta si sia evoluta, raggiungendo oggi dei livelli affascinanti e difficilmente prevedibili.
In ambito videogaming la competizione è rappresentata dal multiplayer, concetto da tenere ben separato da quello di modalità cooperativa: quest’ultima infatti mette sì in contatto diversi giocatori, ma al fine di farli collaborare per raggiungere un obiettivo comune; il multiplayer, al contrario, è essenzialmente basato proprio sul concetto di competizione fra giocatori. Ma la competizione, in ambito videogaming, affonda le sue radici all’esterno del videogioco. Basti pensare alle prime esperienze dei cabinati: la competizione fra i giocatori, limitata all’ottenere il punteggio più alto da esibire nella classifica, non era direttamente pensata dal gioco in sé ma piuttosto una componente “aggiunta” dai giocatori al fine di competere tra di essi. Questo ha rappresentato la base sulla quale, di pari passo ai progressi della tecnologia del settore, anche la competizione ha potuto prosperare. I videogiochi stessi hanno quindi cominciato a introdurre delle componenti multiplayer che basavano sull’hardware la loro capacità di offrire una sfida. A titolo di esempio non si può non citare il sistema Game Link Cable di Nintendo, o la possibilità delle console del periodo di connettere due o più controller per accedere alle modalità per più giocatori dei videogiochi che le supportavano e che, ormai, erano la maggior parte. Lo step successivo è quello che ancora oggi supporta il gaming competitivo, ossia la fine della necessità di supporto fisico: le reti e le infrastrutture internet consentono oggi la competizione fra giocatori che potrebbero non vedersi mai fisicamente. Il livello delle competizioni online si è evoluto sotto un duplice punto di vista: da un lato, si è drasticamente alzata l’asticella che separa un videogiocatore da un videogiocatore professionista; dall’altro, le competizioni fra questi ultimi sono diventati dei veri e propri eventi seguiti da numeri altissimi di appassionati, come è stato il caso dell’ultima edizione del Campionato Mondiale di Fortnite, la cui finale è stata seguita da 15.000 spettatori. Il gaming competitivo si è quindi ritagliato uno spazio esclusivamente suo: da componente accessoria di un gioco a realtà autonoma, sotto alcuni profili perfino predominante rispetto al classico concetto di gaming.
La situazione oggi continua a essere in costante evoluzione, ma sembra decisamente direzionata a rendere il gaming competitivo una realtà florida. Oltre al già citato mondiale di Fortnite, al quale vanno aggiunte le numerosissime competizioni mondiali di simulatori sportivi come Fifa, in questi mesi alcuni piloti di Formula1 stanno sostituendo le gare “reali” con competizioni basate su F1 2019, dando vita a live seguite sulle piattaforme di streaming da migliaia di appassionati, compresi quelli in attesa della partenza del Mondiale F1 2020. A questo va aggiunto un generale stato di forma eccezionale degli esports, con addirittura l’apertura di locali a tema e associazioni che trattano il gaming competitivo come vera e propria associazione sportiva. In ottica futura tiene banco ormai da qualche anno il dibattito sull’inclusione o meno di competizioni di esport nella rassegna sportiva mondiale per eccellenza, le Olimpiadi: l’argomento è fortemente dibattuto fra chi non vede lo sport elettronico assimilabile a quello fisico e chi invece, ravvisando notevoli punti di contatto fra la competizione in un videogame e quella più tradizionale, ritiene che i tempi siano maturi per assimilare le due cose sotto tutti i punti di vista.
Solo il futuro rivelerà i nuovi traguardi che il gaming competitivo potrà raggiungere; considerando la sua evoluzione, ad ogni buon conto, è probabile che ci troveremo a vedere atleti impegnati in sessioni di riscaldamento per pollici e polsi.