Quattro passaggi chiave per prevenire gli attacchi criptomining

di Thomas De Vido

L’aumento del valore delle criptovalute ha incentivato gli hacker a colpire le CPU delle loro vittime per attività di mining di criptovalute. Secondo i dati di febbraio di Check Point Software Technologies, questi attacchi di tipo criptojacking hanno raggiunto una quota impressionante.

In generale, la piaga del mining di criptovalute sta influenzando le aziende di tutto il mondo in tre modi:

  • consumo di preziose risorse del server
  • produttività dell’utente ridotta
  • impatto negativo sulla reputazione aziendale e sulla soddisfazione del cliente

Check Point Software Technologies, società israeliana specializzata nella sicurezza informatica, segnala quali sono le quattro fondamentali tecniche che le organizzazioni possono adottare per prevenire efficacemente gli attacchi di mining:

  1. Aggiornamento di tutti i sistemi e le applicazioni

L’installazione di una patch è sempre una buona pratica e può aiutare a prevenire molti attacchi di mining e non solo. Se non lo si fa già, è necessario implementare processi di patching solidi e complete nell’ambiente IT.

Sfortunatamente però, raggiungere il 100% di patching e hardening in tempo reale di tutti i sistemi è irrealizzabile per la maggior parte delle organizzazioni. Inoltre, le patch non possono proteggere dagli attacchi che sfruttano vulnerabilità sconosciute o zero-day.

2.
Implementare patch virtuali con un sistema di IPS

La tecnologia Intrusion Prevention Ssystem fornisce un livello di patch virtuale a tutti i sistemi, i server e gli endpoint aziendali. Un IPS efficace può prevenire la stragrande maggioranza degli attacchi di mining bloccando i tentativi di sfruttamento dei vostri sistemi, anche se non sono completamente protetti dalle patch.

Check Point Software Technologies ha potenziato il proprio IPS, leader di mercato, con delle specifiche protezioni nei confronti del mining di criptovalute. Queste difese forniscono una copertura completa contro le tecniche più diffuse utilizzate dagli attacchi di mining che colpiscono server e sistemi.

Sono state aggiunte anche protezioni IPS per tutelare gli utenti, bloccando le pagine web che contengono JavaScript di mining.

3. Utilizzo di protezioni avanzate contro gli attacchi zero-day

Un recente studio condotto da Check Point ha scoperto che un singolo hacker ha guadagnato 3 milioni di dollari, tramite il mining di Monero. Questi guadagni inattesi portano a utilizzare tecniche hacker sempre più sofisticate. In effetti, si può vedere un chiaro trend di questi attacchi, i quali diventano più difficili da rilevare e prevenire attraverso l’uso di protezioni convenzionali.

La prevenzione più forte si basa su tecnologie come il sandboxing, che non richiede firme e può identificare qualsiasi malware sconosciuto e zero-day, incluso il malware per il mining più evasivo.

La prevenzione contro gli attacchi zero-day è un’area di grande interesse per noi di Check Point. Abbiamo creato la nostra suite di prodotti SandBlast per proteggere i nostri clienti da tutte le forme di malware sofisticati ed evasivi. E siamo molto orgogliosi dell’alto punteggio di efficacia della sicurezza di SandBlast nel recente test BPS (Breach Prevention System) condotto da NSS Labs.

4. Proteggere gli asset cloud

Gli attacchi di mining potrebbero colpire anche i server cloud.

La capacità di auto-scaling del cloud si adegua perfettamente all’infinita sete di potenza della CPU dell’hacker. Dato che un malware di mining consuma tutta la potenza disponibile della CPU, la piattaforma cloud genererà automaticamente più istanze, consentendo all’infezione di ottenere un’enorme scalabilità a spese della vittima.

Tutte le protezioni sopra menzionate sono applicabili anche agli ambienti cloud. La soluzione Check Point in questo ambito è CloudGuard, che implementa tutte queste protezioni nell’ambiente cloud.

Il cloud apre ulteriori vettori di attacco: il recente attacco di mining ai server cloud di Uber è stato, infatti, ottenuto utilizzando un’acquisizione dell’account. I dati della ricerca di Check Point mostrano che il 54% delle violazioni del cloud iniziano in questo modo.

Attraverso questo tipo di attacco, gli account cloud vengono violati dagli hacker che ottengono o indovinano le credenziali di accesso. Una volta che un utente malintenzionato ha le credenziali del cloud, è facile per lui infettarlo con dei malware di mining (o qualsiasi altro).

Di recente Check Point Software Technologies ha introdotto una protezione unica, creata appositamente per proteggere gli asset cloud dall’acquisizione dell’account. Questa nuova protezione fa parte dell’offerta CloudGuard, e copre sia gli ambienti IaaS che SaaS. Impedisce agli hacker di accedere ai cloud anche se ottengono le credenziali di accesso.

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