Mancati versamenti danneggiano casse pubbliche e collettività. Serve giro di vite per obbligare colossi a versare imposte in Italia
Consumerismo No Profit, associazione dei consumatori specializzata in tecnologia, accoglie con soddisfazione l’indagine avviata dalla Guardia di Finanza di Genova relativa alla presunta evasione dell’Iva da parte della società di prenotazioni online Booking.com, che dal 2013 al 2019 avrebbe guadagnato circa 700 milioni di euro, omettendo di versare nelle casse erariali oltre 153 milioni di euro di Iva.
Il problema della tassazione sui colossi del web è tuttavia molto più esteso, e richiede di essere risolto a livello politico con un giro di vite per obbligare i giganti di internet a versare le tasse nei paesi dove realizzano i ricavi – spiega Consumerismo – In base alle ultime stime disponibili, i primi 25 gruppi internet al mondo sarebbero riusciti a sottrarre al fisco tra il 2015 e il 2019 circa 46 miliardi di euro, a fronte di un fatturato salito nello stesso periodo del 118% e profitti cresciuti del 24%. Solo nel 2019 In Italia queste società hanno realizzato ricavi per 3,3 miliardi di euro pagando appena 70 milioni di euro di tasse. Delle prime 10 aziende al mondo per capitalizzazione, 6 sono imprese tecnologiche.
“E’ evidente che i mancati pagamenti di tasse e imposte da parte dei giganti del web arrecano un danno al fisco italiano sottraendo risorse alle casse pubbliche e, quindi, alla collettività – spiega il presidente Luigi Gabriele – Un problema che si è accentuato negli ultimi anni grazie ad artifizi finanziari e scatole cinesi che consentono ai colossi di internet di pagare le tasse non nei paesi dove realizzano i ricavi, ma in quelli dove il prelievo fiscale è più favorevole ai loro interessi”.