MIWE 2020: la pandemia potrebbe arrestare lo sviluppo dell’imprenditoria femminile

di Valerio Longhi

Migliora l’Italia che guadagna cinque posizioni in classifica e si attesta al 42° posto nell’Index globale. Il Covid-19 ha impattato negativamente sull’imprenditoria femminile, ma oggi più che mai è necessario il contributo delle donne per favorire la ripresa a livello globale.

Le donne sono una delle categorie più colpite dagli effetti della pandemia globale in corso, come confermato dall’87% delle imprenditrici che afferma di aver registrato un impatto negativo sul proprio business. Tra i fattori che hanno reso il genere femminile particolarmente vulnerabile in questo difficile periodo storico vi è, secondo quanto emerge dalla quarta edizione del Mastercard Index of Women Entrepreneurs (MIWE), la sproporzionata rappresentanza nei settori più colpiti dalla crisi, il marcato divario di genere digitale in un mondo sempre più virtuale e le crescenti pressioni per le responsabilità legate alla gestione familiare.

Per la prima volta, è l’Israele a posizionarsi in cima alla classifica (punteggio 74.7), avanzando dal 4° posto registrato nel 2019, seguito dagli Stati Uniti stabili in seconda posizione (74), che si confermano i paesi dotati di condizioni imprenditoriali fortemente favorevoli per le donne. Chiude il podio la Svizzera che registra un risultato sorprendentemente positivo passando dall’11a posizione nel 2019 alla 3a nel 2020 (71.5).

Focus sull’Italia


Tra i 58 paesi esaminati a livello globale, l’Italia ricopre il 42° posto in classifica con un punteggio pari a 57,22 – una posizione in crescita (47° nel 2019 con uno score MIWE di 53,0 con un aumento del 7.9%) che non manca però di rimarcare la necessità di sforzi strutturali per superare il divario di genere diffuso in termini di occupazione, inclusione finanziaria e opportunità accademiche, tutti elementi che influiscono sul tasso di affermazione imprenditoriale delle donne nel nostro Paese. Una situazione acuita a seguito delle restrizioni imposte dalla pandemia, che hanno costretto le donne italiane a farsi ancora più carico della gestione familiare.

Il report registra come l’Italia, in compagnia del Portogallo, abbia intrapreso nuove iniziative normative e legislative per introdurre novità nel campo del “parental leave” e nell’ulteriore tutela della maternità sul posto di lavoro. Cresce inoltre rispetto al 2019 (+37,5%) la percezione culturale nel nostro Paese della donna come imprenditrice e figura leader di un’attività imprenditoriale, sintomo di un avanzamento ideale che accompagna quello strutturale dell’Italia nei confronti del mondo lavorativo femminile. Nel cluster europeo l’Italia, sotto questo dato, è seconda solo alla Svizzera e sopra a Polonia e Svezia. Significativo, in questo senso, il miglioramento del supporto alle PMI guidate da donne (+41%) e dell’attività imprenditoriale femminile (+17,3%). Dalla ricerca emergono alcuni fattori che più influenzano l’inclusione e l’affermazione imprenditoriale femminile, tra cui il supporto alle PMI, l’alta sensibilità verso le opportunità di business e la progressiva cultura imprenditoriale femminile per citarne alcuni.

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