DHL Global Connectedness Index 2020: segnali di ripresa della globalizzazione

di Valerio Longhi

Quanto è connesso il mondo? Secondo la prima classifica sulla globalizzazione ai tempi della pandemia riportata nel DHL Global Connectedness Index (GCI) 2020, Paesi Bassi, Singapore, Belgio, Emirati Arabi e Irlanda sono i Paesi più globalizzati al mondo e l’Italia è al 26° posto. Il rapporto, commissionato da DHL e redatto da Steven A. Altman e Phillip Bastian della New York University Stern School of Business, incrocia oltre 3,5 milioni dati e analizza i flussi internazionali del commercio, dei capitali, delle informazioni e delle persone in ben 169 nazioni e territori.

DHL Global Forwarding mette in luce alcuni aspetti emersi dal rapporto come il commercio e i flussi di capitale che hanno iniziato a riprendersi o l’aumento dei flussi di dati a livello internazionale: sono aumentati notevolmente il traffico internet e l’eCommerce. Dopo essersi mantenuto stabile nel 2019, gli esperti hanno previsto un abbassamento significativo dell’indice di globalizzazione nel 2020, a causa degli effetti dell’emergenza sanitaria: le frontiere chiuse e i divieti di spostamento sono solo le due cause più ovvie di questa contrazione. Nonostante la situazione critica dei mesi scorsi, l’Italia ha avuto un ruolo fondamentale e sta vivendo oggi una fase di ripresa.

“La crisi che stiamo vivendo ha dimostrato quanto le connessioni internazionali siano indispensabili per mantenere l’economia globale, assicurare i mezzi di sussistenza alle persone e aiutare le aziende a rafforzare i propri interessi commerciali” commenta Mario Zini, Amministratore Delegato di DHL Global Forwarding Italia “Le supply chain globali e le reti logistiche giocano un ruolo essenziale far girare l’economia mondiale e stabilizzare la globalizzazione, soprattutto in un momento di crisi. Questo ci ricorda la necessità di rimanere preparati per affrontare qualsiasi sfida. La scoperta del vaccino ha messo sotto i riflettori, oggi più che mai, la rilevanza sistemica di una logistica veloce e sicura, dipendente da una rete mondiale interconnessa che possa assicurare un’efficace distribuzione internazionale”.

“Dal nostro punto di vista riteniamo sempre più fondamentale investire in infrastrutture, connessioni intermodali, reti di intersambio, ma anche in nuove tecnologie e soluzioni digitali. Come protagonisti in prima linea nello stoccaggio e nella movimentazione merci da una parte all’altra del mondo, noi di DHL Global Forwarding non abbiamo mai perso di vista l’importanza di dare continuità ai flussi logistici, trovando soluzioni alternative, investendo in nuove soluzioni e creando task force dedicate per andare incontro alle esigenze dei nostri clienti, anche nei momenti più difficili. Durante l’emergenza sanitaria, ad esempio, abbiamo alternato tratte aeree alle rotte marittime, creando nuovi collegamenti”, continua.

Europa in cima alla classifica con i Paesi più connessi a livello globale. Faticano le nazioni del sud-est asiatico. Italia al 26° posto in classifica

Il DHL Global Connectedness Index, oggi alla sua settima edizione, incrocia più di 3,5 milioni di dati per monitorare la globalizzazione di 169 Paesi nel periodo che va dal 2001 al 2019. Ogni Paese viene analizzato in base ai suoi flussi internazionali rispetto alla sua economia nazionale e in base alla distribuzione globale o più “focalizzata” dei flussi internazionali. I dati più recenti mostrano che i Paesi Bassi sono ancora in cima alla classifica del GCI 2020 come il Paese più connesso al mondo. Singapore, Belgio, Emirati Arabi e Irlanda completano la Top 5. Singapore guida la classifica sui flussi internazionali rispetto all’attività economica interna, ma nessun Paese vanta una distribuzione dei flussi più globale di quella del Regno Unito. L’Europa è il continente più globalizzato in termini di flussi commerciali e di persone, con 8 delle 10 nazioni in testa alla classifica situate all’interno del territorio. Per quanto riguarda il flusso di informazioni e di capitali, il Nord America guida l’indice 2020.

L’Italia si aggiudica il 26° posto nel DHL Global Connectedness Index del 2020, stando ai dati 2019: il suo punto di forza è la distribuzione globale e variegata dei flussi internazionali, soprattutto per quanto riguarda l’informazione – basata specialmente sulla ricerca scientifica – e i flussi di persone: 6° posto su 138 grazie agli afflussi di studenti stranieri, immigrati e turisti da tutto il mondo. Affinché un Paese possa definirsi globalmente connesso deve avere da una parte grandi flussi internazionali rispetto alla dimensione della sua economia interna (quello che viene definito profondità), dall’altra flussi internazionali distribuiti a livello globale piuttosto che focalizzati in modo ristretto (d’ora in avanti definito con il termine ampiezza). In termini di “profondità” l’Italia è al 54° posto su 169, con un miglioramento di 6 punti classifica rispetto al 2017. Sebbene la profondità commerciale dell’Italia sia relativamente bassa (111° su 169), i suoi flussi di capitale hanno un’elevata profondità e posizionano il nostro Paese al 18° posto (su 99). In termini di ampiezza, l’Italia si colloca al 15° posto su 169, con un’ampiezza dei flussi di informazioni particolarmente elevata (2° su 163).

Covid-19 e globalizzazione: flussi digitali in aumento, flussi commerciali e di capitale in ripresa, flussi di persone in calo 

Le chiusure degli esercizi commerciali e l’impossibilità di viaggiare per frenare la diffusione del virus hanno portato a un crollo senza precedenti dei flussi di persone nel 2020. Secondo le ultime previsioni delle Nazioni Unite, il numero di persone che viaggiano all’estero ha toccato il -70% nel 2020. Il turismo internazionale potrebbe non tornare al suo livello pre-pandemia fino al 2023. Al contrario, il commercio, i capitali e il flusso di informazioni hanno tenuto sorprendentemente bene: dopo un netto tracollo all’inizio della pandemia, il commercio internazionale è rimasto e rimane un nodo vitale per le economie di tutto il mondo. I flussi di capitale sono stati colpiti più duramente con un calo previsto del 30-40% degli investimenti diretti esteri (IDE), il riflesso concreto delle aziende che vogliono comprare, costruire o reinvestire in operazioni all’estero. Le risposte dei governi e delle banche centrali hanno aiutato però a stabilizzare i mercati.

La pandemia Covid-19 ha sconvolto la vita e l’economia di tutto il mondo, ma non ha reciso i legami fondamentali che connettono le nazioni. “Questo rapporto dimostra che la globalizzazione non è crollata nel 2020, ma che la pandemia ha trasformato – almeno temporaneamente – il modo in cui i Paesi si collegano tra loro. Dimostra anche le terribili conseguenze della rottura di questi collegamenti e l’urgente bisogno di una cooperazione più efficace di fronte alle sfide globali” afferma Steven A. Altman, principale autore dello studio, Senior Research Scholar e direttore del progetto DHL Initiative on Globalization alla NYU Stern School of Business. “Un più forte livello di connessione globale potrebbe accelerare la ripresa, dal momento che i Paesi più legati ai flussi internazionali del commercio tendono a godere di una crescita economica più rapida”.

l rapporto è stato commissionato da DHL e redatto da Steven A. Altman e Phillip Bastian della New York University Stern School of Business. Il DHL Global Connectedness Index 2020 segna anche l’inizio della “DHL Initiative on Globalization alla Stern School of Business” della New York University, l’iniziativa volta a creare un centro di eccellenza per la ricerca sulla globalizzazione fondata sui dati. Per saperne di più: www.stern.nyu.edu/globalization

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