Ieri la notizia che la Croce Rossa è stata vittima di un attacco hacker. L’attacco avrebbe compromesso i dati di oltre 515.000 “persone altamente vulnerabili”.
Non è ancora chiaro chi sia il responsabile dell’incidente, ma l’organizzazione ha dichiarato che la sua “preoccupazione più grande” riguarda la possibilità che i dati compromessi siano divulgati. L’attacco ha costretto la Croce Rossa a bloccare i sistemi informatici che supportano un programma assistenziale che riunisce le famiglie separate da conflitti, migrazioni e disastri.
Al riguardo è arrivato il commento di David Masson, Director of Enterprise Security di Darktrace. “La maggior parte dei criminali informatici ruba i dati personali per rivendere le informazioni a scopo di lucro, ma quale guadagno potrebbero ricavare appropriandosi illecitamente delle informazioni di alcune delle persone più vulnerabili del mondo? Questo attacco è un esempio infelice, quanto devastante, del fatto che nessun individuo e nessuna organizzazione sia immune dalle minacce informatiche. Il fatto che la Croce Rossa si appelli agli aggressori affinché restituiscano i dati rubati conferma che non sono più in sicurezza, sotto il suo controllo e custodia.
Il danno reputazionale preoccupa sicuramente l’organizzazione, ma non è niente in confronto ai rischi di cui possono essere vittime individui e gruppi già di per sé molto fragili. Se gli hacker non restituiranno i dati sottratti, è auspicabile che la Croce Rossa riceva almeno l’aiuto e il sostegno di cui ha bisogno per trovare e mettere al sicuro nuovamente le proprie informazioni rapidamente, rassicurando e cercando di ripristinare la fiducia di chi ogni giorno si affida all’organizzazione, garantendo che i suoi programmi assistenziali siano sempre operativi.”