Il gender gap rappresenta ancora un problema in tutto il mondo: siamo infatti lontani dal raggiungimento della parità di genere, e il settore lavorativo non fa eccezione. La riduzione della disparità di genere rientra tra gli obiettivi di sostenibilità ESG dell’Agenda ONU 2030 e del PNRR: l’aspetto sociale ed etico non può infatti essere lasciato indietro rispetto a quello ambientale e a quello economico.
Proprio per questo, a titolarità del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono stati investiti dei fondi per un “Sistema di certificazione della parità di genere” con lo scopo di accompagnare e incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche per la crescita professionale delle donne. Il provvedimento fa parte del PNRR, Missione Inclusione e Coesione, componente Politiche per il lavoro.
La Prassi di Riferimento UNI/PdR 125 definisce le linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere. Tutte le imprese che puntano su uno sviluppo organizzativo all’avanguardia potranno richiedere la certificazione della parità di genere come atto volontario ottenibile in seguito a un audit, da parte di un ente di certificazione accreditato, che verifichi la conformità alla prassi di riferimento sul sistema di gestione per la parità di genere indicate appunto nella PdR 125.
Come funziona la certificazione?
Gli obiettivi della certificazione sono in primis l’adozione di politiche per la parità di genere e per l’empowerment femminile a livello aziendale, ma contribuiscono soprattutto a introdurre una nuova concezione di cultura aziendale, basata sul merito e sulla valorizzazione delle skills e performances individuali e su una maggiore conciliazione della sfera professionale e personale. Questo include un approccio che tenga conto delle diverse condizioni sociali e fisiche, dei diritti, i benefici, l’accessibilità delle opportunità e degli obblighi di ogni individuo con l’obiettivo di rendere il posto di lavoro un luogo di inclusione.
ICMQ ha ottenuto l’accreditamento Accredia per il rilascio delle certificazioni per i Sistemi di Gestione per la parità di genere secondo UNI/PdR 125:2022 ed è in grado di offrire il servizio di certificazione di conformità alla PdR 125. Il procedimento è analogo a quello degli altri sistemi di gestione e consiste in un audit iniziale (diviso in fase 1 e fase 2) nel quale verrà valutato anche il livello di raggiungimento degli obiettivi, e audit periodici di sorveglianza/rinnovo con cadenza annuale.
Solo i certificati con il marchio UNI e Accredia, insieme a quello dell’organismo di certificazione, permettono di ottenere gli esoneri contributivi per le imprese private, di accedere alle premialità nei bandi di gara e di usufruire degli stessi incentivi alla certificazione.
Parità di genere nelle imprese italiane: altri 169 anni per raggiungerla
Secondo il Global Gender Gap Report 2023, in cui vengono raccolti i dati relativi a quattordici indicatori divisi in quattro dimensioni (salute e sopravvivenza, rendimento scolastico, partecipazione economica e opportunità, empowerment politico) di 146 Paesi in tutto il mondo, serviranno ancora 131 anni per raggiungere la parità di genere. L’Italia, rispetto a un anno fa, ha perso 16 posizioni, scendendo dal 63esimo al 79esimo posto. Il segmento “partecipazione economica e opportunità” fa registrare un lieve miglioramento (dalla posizione 110 alla 104); resta comunque un dato allarmante, se pensiamo che il nostro Paese occupa le ultime posizioni del ranking mondiale e, con il ritmo attuale, ci vorranno 169 anni per colmare il gap nel settore.
La certificazione è elemento premiante nel nuovo Codice degli Appalti
L’ottenimento della certificazione consente di accedere a una serie di benefici, tra cui: sgravi contributivi, nel limite dell’1% dei contributi complessivamente dovuti e di € 50.000 annui per ciascuna azienda; punteggio premiale per la concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti; riduzione della garanzia fideiussoria per la partecipazione a gare pubbliche; miglior posizionamento in graduatoria nei bandi di gara e positivo riflesso reputazionale.
Una recente modifica del nuovo Codice degli Appalti ha indicato come l’azienda, ai fini del riconoscimento del punteggio premiale, debba dimostrare il possesso dei requisiti in tema di parità di genere esclusivamente attraverso la certificazione UNI/Pdr 125 rilasciata da Organismo accreditato, rimuovendo così il riconoscimento di qualsiasi tipo di autocertificazione, inizialmente inserito nel testo. In sostanza, la certificazione accreditata fa la differenza.
Requisiti di accesso alla certificazione
Rispetto alle tradizionali certificazioni di sistema di gestione (qualità, ambiente, salute e sicurezza sul lavoro ecc.), la certificazione per la parità di genere prevede alcuni indicatori prestazionali (KPI) inerenti alle politiche di parità di genere nelle organizzazioni.
A ciascun indicatore è associato un obiettivo.
I KPI sono complessivamente 34, divisi in 6 macro aree: 1) cultura e strategia; 2) governance; 3) processi HR; 4) opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda; 5) equità remunerativa per genere; 6) tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.
Se l’organizzazione non raggiunge almeno il 60% degli obiettivi applicabili (differenti a seconda delle dimensioni dell’organizzazione stessa), non può ottenere la certificazione. Inoltre, sono necessari requisiti tipici dei sistemi di gestione e requisiti specifici propri della Pdr 125 come definizione di un Piano Strategico, la sua messa in atto, il monitoraggio e l’impegno alla costante revisione in ottiche di miglioramento, l’istituzione di un Comitato Guida, la Politica per la Parità di genere, un sistema di Whistleblowing e Welfare aziendale, ecc..
Flessibilità nell’applicazione in funzione delle dimensioni aziendali e del settore in cui l’azienda opera
È prevista una classificazione in cluster delle aziende in funzione del numero di dipendenti. In base al cluster di appartenenza dell’organizzazione, è necessario considerare un diverso set di KPI da rispettare.
Sono previste semplificazioni nell’applicazione dei KPI per le organizzazioni appartenenti alla fascia micro e piccola impresa , mentre per le organizzazioni appartenenti alla fascia medio-grande viene applicata la totalità degli indicatori.
La PdR 125 considera inoltre che la disparità di genere sia maggiormente presente in alcuni settori produttivi (edilizia, vigilanza, informatica…), a tal fine, nel definire i KPI quantitativi l’azienda dovrà considerare i valori medi di riferimento delle aziende con lo stesso codice Ateco.
Obiettivo 2026
Entro il2026, almeno mille imprese italiane dovranno aver superato i test che certificano l’abbattimento di ogni forma di gender gap sui luoghi di lavoro
: a oggi (settembre 2023), secondo i dati dello specifico portale governativo istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e Dipartimento per le Pari opportunità e nato per promuovere e far conoscere a cittadini e imprese il sistema nazionale di certificazione accreditata per la Parità di genere, le certificazioni rilasciate sono 588, una cifra ancora ridotta.
Sul portale saranno pubblicati gli avvisi per le misure di supporto per l’ottenimento della certificazione destinati alle piccole e medie imprese e micro imprese; inoltre sono consultabili i dati delle certificazioni emesse e l’elenco degli Organismi di certificazione accreditati.
Le imprese che sceglieranno di certificarsi, potranno contare sul supporto di Unioncamere e del sistema camerale, in virtù di un accordo di collaborazione stipulato con il Dipartimento delle Pari Opportunità in materia di certificazione della parità di genere. Unioncamere si occuperà di mettere a punto la progettazione e organizzazione di servizi per l’introduzione del sistema di certificazione della parità di genere, della gestione ed erogazione dei pagamenti per i costi di certificazione, dell’attivazione di servizi di accompagnamento e assistenza tecnico-consulenziale, della promozione e sensibilizzazione delle imprese. Le risorse stanziate consentiranno, per il momento, di assistere un migliaio di aziende di micro, piccole e medie dimensioni. Di queste, 450 potranno avvantaggiarsi anche della copertura dei costi di certificazione.
È prevista inoltre la creazione, da parte dell’ente, di un elenco di esperti per attività di assistenza tecnico-consulenziale alle PMI sulla prassi di riferimento UNI/Pdr 125:2022 per il raggiungimento della certificazione della parità di genere. Al termine della selezione, l’elenco degli esperti selezionati sarà pubblicato sul sito di Unioncamere.