Due ragazzi su 3 tra i 12 e i 16 anni non hanno regole in famiglia rispetto all’utilizzo dei social e 1 su 5 naviga senza controlli anche dopo le 23. Sono solo alcune delle evidenze più significative che emergono dalla ricerca, diffusa alla vigilia del Safer Internet Day (Giornata per la sicurezza in Rete promossa dalla Commissione Europea dal 2004), condotta dall’Osservatorio scientifico della no-profit “Social Warning – Movimento Etico Digitale” che nel 2021 ha formato 15mila studenti delle scuole di tutta Italia e 7mila genitori sulle opportunità e i rischi del web.
Dalla survey emerge che i giovani hanno sempre più libertà on-line e di conseguenza migrano verso nuove piattaforme, meno popolate dagli adulti, in cui riescono ad esprimere il loro modo di comunicare e le loro passioni: da un lato la crescita esponenziale di Tik Tok (+18,9% rispetto all’anno scorso) e il ritorno di Snapchat, particolarmente popolare nella fascia 12-14, dimostrano la preferenza verso canali social più veloci, scherzosi e interattivi; dall’altro la crescita di Twitch testimonia un’altra tendenza rilevante come l’attitudine da parte della community a sostenere economicamente chi crea contenuti per loro. La particolarità di questa piattaforma è infatti che chi segue un determinato influencer può supportarlo economicamente con una donazione o abbonandosi al suo canale.
Si tratta solitamente di pochi euro (€ 3-4) al mese che però permettono al content creator di sostenersi e aumentare la qualità e la frequenza delle sue produzioni.
Secondo Davide Dal Maso, tra i cinque under 30 italiani più influenti nel settore Education secondo Forbes e membro, in quanto presidente del Movimento Etico Digitale, della Digital Skills and Jobs Coalition della Commissione Europea, “Twitch è un esempio molto interessante di come i giovani aiutino altri giovani con l’obiettivo di godere di contenuti divertenti e di informazioni che loro ritengono di valore. Un effetto tribù, per così dire, che da sempre fa parte della natura umana ma che allo stesso tempo determina un certo distacco dal mondo degli adulti e dai mass media, che considerano poco adatti al loro linguaggio per via di format che vivono come obsoleti e poco interessanti. Un gap tra generazioni che la nostra no-profit vuole contribuire a colmare prima che sia troppo tardi”
L’INDAGINE DELL’OSSERVATORIO SCIENTIFICO DEL MOVIMENTO ETICO DIGITALE
Il 65,6% degli intervistati (immagine n. 4 del PDF allegato) afferma di non avere controlli sull’utilizzo dei social e solamente il 34,4% dichiara di avere delle regole. Il 42% non ha vincoli di orario e naviga più di 4 ore al giorno.
Un ragazzo su 5 naviga anche di notte senza alcun controllo o regola da parte di un genitore (immagine n. 2 e n. 3).
“Nell’era del COVID i ragazzi hanno imparato che il digitale offre loro la possibilità di relazionarsi e creare un’identità on-line e la naturale conseguenza è che adesso per gli adulti risulta molto più problematico far rispettare le regole ed arginare il tempo sempre maggiore di esposizione al mondo digitale dei loro figli” commenta il referente dell’Osservatorio Scientifico sull’Educazione Digitale Gregorio Ceccone. “Sono aumentate di gran lunga – aggiunge – le segnalazioni che come Movimento Etico Digitale riceviamo da parte di genitori esasperati che non riescono a diminuire il tempo di utilizzo di smartphone e altri device in famiglia”.
I giovani intervistati riportano che le regole più diffuse riguardano il tempo di utilizzo delle tecnologie, il divieto di effettuare chiamate durante i pasti e usare lo smartphone prima di aver finito i compiti.
Tra le “raccomandazioni-imposizioni più singolari i ragazzi menzionano quella di non usare più di 6 ore al giorno il telefono (che significa 3 mesi all’anno), di stare attenti alle onde elettromagnetiche e di non utilizzare il 5G”.
I GIOVANI RISULTANO ANCORA PIÙ VULNERABILI ON-LINE
Lasciati soli a tu per tu con il web, i ragazzi sicuramente trovano una prateria da scoprire ma anche un territorio franco dove soprattutto i più giovani, se non controllati, sono maggiormente esposti ai pericoli. Il 20,2% del campione, infatti, ha subito esperienze negative on-line con una crescita del 5,2% rispetto all’anno precedente.
Tra quelli che vengono definiti episodi spiacevoli c’è sempre la minaccia del cyberbullismo, -5% rispetto all’anno precedente ma che continua a riguardare il 30% degli adolescenti, e il tema dilagante degli insulti e degli attacchi da parte di haters, con l’hate speech che riguarda quasi 1 ragazzo su 2. (immagine n.9)
“Purtroppo questo atteggiamento di odio on-line è molto diffuso e riguarda tutte le generazioni. Lo possiamo notare anche nei nuovi social. Su Twitch ad esempio diversi gamers bestemmiano e incitano a fare dei flame, ovvero a prendere di mira un altro utente. Questo fenomeno lo possiamo notare in modo dilagante anche su “social maturi” come Facebook – afferma Davide Dal Maso che continua: “Sfido a guardare i commenti sotto i post delle testate giornalistiche o di qualche personaggio famoso e non restare stupiti di quanto odio gratuito venga espresso da parte di persone di ogni età e derivazione sociale. Purtroppo si è ancora convinti che internet sia un far west senza regole, ma il web non dimentica e un insulto lì può costare tantissimo.”
I GIOVANI CRITICANO LE CAPACITÀ DIGITALI DEGLI ADULTI IN AMBITO SOCIAL E NEL RICONOSCERE LE FAKE NEWS
Dalla survey emerge una certa sfiducia verso le competenze on-line degli adulti. Il 40,9% dei giovani ritiene “scarsa o molto scarsa” la loro capacità di usare i social media ed il 35,5% degli intervistati, appartenenti alla fascia 12-16, ritiene “scarsa o molto scarsa” la capacità dei genitori di riconoscere le fake news
“Sono rimasto molto colpito – commenta Gregorio Ceccone – dalla testimonianza di un ragazzo di 16 anni che racconta di agire egli stesso come una sorta di “parental control” dei propri genitori, limitando i danni che questi fanno condividendo fake news e commentando in maniera aggressiva alcuni post”.
I GIOVANI INCONSAPEVOLI DELL’IMPORTANZA DELLA PRIVACY E DEI SOCIAL NEL LORO FUTURO LAVORATIVO
Dal sondaggio emergono inoltre significative lacune, da parte dei ragazzi, in quanto a consapevolezza e competenze digitali. 1 su 3 infatti non ha mai verificato le impostazioni privacy dei propri account social (immagine n.11) e ciò significa essere più vulnerabili rispetto ad alcuni pericoli del web come l’adescamento, il cyberbullismo e le frodi.
Risulta particolarmente importante la conoscenza di questi temi anche per il futuro lavorativo dei ragazzi: il 62,7% di loro non ha mai pensato che i contenuti pubblicati sui social potranno essere valutati da chi li esaminerà per una selezione di lavoro, nonostante sia acclarato che i recruiter partano proprio da questi canali per avere più informazioni sul candidato, cassando i giovani con una reputazione on-line negativa (immagine n.10).
“Ultimamente si parla molto di metaverso e di nuovi mondi on-line, ma siamo sicuri di essere pronti ad affrontare queste realtà digitali? La nuova generazione ne è affascinata e sicuramente desiderosa di sbarcarci. Questo però comporterà un ulteriore aumento del gap generazionale, esponendo i giovani a nuovi pericoli in ambienti ancora più sconosciuti per i loro genitori. Questo trend non si può bloccare, non si torna indietro. Si deve agire da subito con programmi di educazione civica digitale che diffondano le competenze digitali di base e avvicinino le generazioni” conclude Davide Dal Maso, che insieme a tutto il Movimento Etico Digitale auspica una collaborazione sempre più stretta con le Istituzioni italiane ed europee al fine di sensibilizzare sempre di più i ragazzi ed i loro genitori rispetto all’uso consapevole della Rete.