Egizi, Greci, Romani, Vichinghi: civiltà antiche e videogaming

di Valerio Longhi

Il mondo del videogaming ha sempre mostrato di avere un vero e proprio debole per alcune ambientazioni: basti pensare a quanti titoli si svolgono nello spazio, o in un mondo fantasy, o in setting storici. Tra questi ultimi, molto sono ambientati nel recente passato del Novecento o del Far West; ma ancora più numerosi sono i titoli che, nella storia del videogioco, hanno reso giocabili le più disparate ambientazioni e civiltà antiche, favorendone anche, direttamente o indirettamente, l’approfondimento.

Prendiamo per esempio la civiltà Romana: la sua eredità, ancora oggi presente in molti aspetti del quotidiano, ha influenzato numerosi videogiochi. Basti pensare al genere manageriale, dove la serie Caesar è stata a lungo vista come una sorta di SimCity con ambientazioni romane: tasse, edilizia e sviluppo urbanistico di una città romana costituiscono il centro dell’esperienza di gioco. Nello strategico in tempo reale, impossibile non pensare ai capitoli Rome della serie Total War: come tradizione della serie, i titoli sono basati su confronti militari a turni. Più particolare l’esempio di Ryse Son of Rome: si tratta di un’avventura dinamica che, in molti frangenti, alla ricostruzione storica contrappone aspetti soprannaturali e fantasiosi. È comunque un titolo in grado di ricostruire fedelmente alcune realtà storiche, come l’impiego romano in Britannia.

Passiamo agli Egizi, una civiltà talmente affascinante da risultare in alcuni casi persino abusata; non per questo comunque meno significativa nel mondo videoludico. Un fascino scoperto ben presto, per esempio in occasione di Imhotep: un videogioco bidimensionale a scorrimento degli anni ‘80, nel quale lo studioso egiziano Imhotep viaggia alla ricerca di aiuto divino per combattere una carestia. Simile alla serie Ceasar, e non a caso sviluppato con lo stesso motore di gioco, è poi Faraon: anche in questo caso si tratta di un gestionale cittadino, orientato all’amministrazione e sviluppo di una città egizia. Lo scorso febbraio è poi uscito un suo remake, Pharaoh a New Era, a testimonianza dell’immutato amore nel tempo per queste ambientazioni storiche. Anche nelle slot machine l’Egitto è largamente rappresentato: simboli iconici come gereoglifici, piramidi e simili sono stati ampiamente utilizzati in titoli come Book of Ra, Pyramid o Sphinx. Tale abbondanza di simboli permette anche di sfruttare alcune specifiche meccaniche delle slot, per esempio utilizzando riferimenti egizi per crearne una versione Megaways: è il caso di Eye of Horus Megaways, che si distingue da altri esempi proprio per moltiplicare in maniera progressiva la quantità dei simboli esposti.

Foto di Ahmed Atef su Unsplash

Non meno affascinante risulta poi la civiltà greca, protagonista infatti di numerosi esempi videoludici. Uno fra i più recenti è sicuramente Assassin’s Creed Odyssey: l’esplorazione storica, tipica della serie, conduce in questo caso nella Grecia del V secolo a.C. Nello strategico in tempo reale impossibile non parlare di Age of Mythology: spin off della fortunata serie Age of Empires, che a sua volta include la civiltà greca, Age of Mythology pone l’accento sull’aspetto mitologico e religioso, sfruttando le divinità greche per ottenere unità speciali o bonus particolari. C’è poi la serie God of War che, prima dei recenti capitoli, è nata basandosi sulla mitologia greca: il protagonista del franchise action adventure si è sempre scontrato con divinità e creature legate all’antica Grecia. Anche la già citata serie Total War, col capitolo Troy, ha proposto ambientazioni greche, ricorrendo a personaggi omerici come Achille, Ettore, Ulisse o Enea.

Infine, non hanno mai perso fascino i Vichinghi, grazie anche ad alcuni titoli che ciclicamente li hanno proposti al pubblico videoludico. Age of Empires, per esempio, nel suo secondo capitolo ha incluso proprio i vichinghi come civiltà giocabile, approfondendone tanto aspetti storici quanto semileggendari come i Berserkr. Anche Assassin’s Creed Valhalla, che ha brandizzato persino un laptop MSI, ha scelto ambientazioni norrene: non solo sono presenti diversi approfondimenti sulla mitologia, inquadrata nella narrativa del titolo, ma anche una modalità didattica. Si tratta del Discovery Tour, un’esperienza pensata a fini di apprendimento dove la mappa di gioco è popolata esclusivamente di informazioni storiche e culturali. Piuttosto recente è anche Valheim, gioco survival del 2021 che già dal nome non fa mistero delle sue ambientazioni: il giocatore, arrivato nel mondo che nella mitologia norrena è paragonabile al purgatorio, deve sopravvivere da solo o collaborando con altri giocatori cacciando, costruendo rifugi ed esplorando la mappa generata in maniera procedurale.

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