Il mondo del videogaming ha sempre mostrato di avere un vero e proprio debole per alcune ambientazioni: basti pensare a quanti titoli si svolgono nello spazio, o in un mondo fantasy, o in setting storici. Tra questi ultimi, molto sono ambientati nel recente passato del Novecento o del Far West; ma ancora più numerosi sono i titoli che, nella storia del videogioco, hanno reso giocabili le più disparate ambientazioni e civiltà antiche, favorendone anche, direttamente o indirettamente, l’approfondimento.
Prendiamo per esempio la civiltà Romana: la sua eredità, ancora oggi presente in molti aspetti del quotidiano, ha influenzato numerosi videogiochi. Basti pensare al genere manageriale, dove la serie Caesar è stata a lungo vista come una sorta di SimCity con ambientazioni romane: tasse, edilizia e sviluppo urbanistico di una città romana costituiscono il centro dell’esperienza di gioco. Nello strategico in tempo reale, impossibile non pensare ai capitoli Rome della serie Total War: come tradizione della serie, i titoli sono basati su confronti militari a turni. Più particolare l’esempio di Ryse Son of Rome: si tratta di un’avventura dinamica che, in molti frangenti, alla ricostruzione storica contrappone aspetti soprannaturali e fantasiosi. È comunque un titolo in grado di ricostruire fedelmente alcune realtà storiche, come l’impiego romano in Britannia.
Passiamo agli Egizi, una civiltà talmente affascinante da risultare in alcuni casi persino abusata; non per questo comunque meno significativa nel mondo videoludico. Un fascino scoperto ben presto, per esempio in occasione di Imhotep: un videogioco bidimensionale a scorrimento degli anni ‘80, nel quale lo studioso egiziano Imhotep viaggia alla ricerca di aiuto divino per combattere una carestia. Simile alla serie Ceasar, e non a caso sviluppato con lo stesso motore di gioco, è poi Faraon: anche in questo caso si tratta di un gestionale cittadino, orientato all’amministrazione e sviluppo di una città egizia. Lo scorso febbraio è poi uscito un suo remake, Pharaoh a New Era, a testimonianza dell’immutato amore nel tempo per queste ambientazioni storiche. Anche nelle slot machine l’Egitto è largamente rappresentato: simboli iconici come gereoglifici, piramidi e simili sono stati ampiamente utilizzati in titoli come Book of Ra, Pyramid o Sphinx. Tale abbondanza di simboli permette anche di sfruttare alcune specifiche meccaniche delle slot, per esempio utilizzando riferimenti egizi per crearne una versione Megaways: è il caso di Eye of Horus Megaways, che si distingue da altri esempi proprio per moltiplicare in maniera progressiva la quantità dei simboli esposti.
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Foto di Ahmed Atef su Unsplash
Non meno affascinante risulta poi la civiltà greca, protagonista infatti di numerosi esempi videoludici. Uno fra i più recenti è sicuramente Assassin’s Creed Odyssey: l’esplorazione storica, tipica della serie, conduce in questo caso nella Grecia del V secolo a.C. Nello strategico in tempo reale impossibile non parlare di Age of Mythology: spin off della fortunata serie Age of Empires, che a sua volta include la civiltà greca, Age of Mythology pone l’accento sull’aspetto mitologico e religioso, sfruttando le divinità greche per ottenere unità speciali o bonus particolari. C’è poi la serie God of War che, prima dei recenti capitoli, è nata basandosi sulla mitologia greca: il protagonista del franchise action adventure si è sempre scontrato con divinità e creature legate all’antica Grecia. Anche la già citata serie Total War, col capitolo Troy, ha proposto ambientazioni greche, ricorrendo a personaggi omerici come Achille, Ettore, Ulisse o Enea.
Infine, non hanno mai perso fascino i Vichinghi, grazie anche ad alcuni titoli che ciclicamente li hanno proposti al pubblico videoludico. Age of Empires, per esempio, nel suo secondo capitolo ha incluso proprio i vichinghi come civiltà giocabile, approfondendone tanto aspetti storici quanto semileggendari come i Berserkr. Anche Assassin’s Creed Valhalla, che ha brandizzato persino un laptop MSI, ha scelto ambientazioni norrene: non solo sono presenti diversi approfondimenti sulla mitologia, inquadrata nella narrativa del titolo, ma anche una modalità didattica. Si tratta del Discovery Tour, un’esperienza pensata a fini di apprendimento dove la mappa di gioco è popolata esclusivamente di informazioni storiche e culturali. Piuttosto recente è anche Valheim, gioco survival del 2021 che già dal nome non fa mistero delle sue ambientazioni: il giocatore, arrivato nel mondo che nella mitologia norrena è paragonabile al purgatorio, deve sopravvivere da solo o collaborando con altri giocatori cacciando, costruendo rifugi ed esplorando la mappa generata in maniera procedurale.