Qlik: come i big data hanno cambiato la nostra quotidianità

di Enrico Cremonese

Come sarebbe il mondo senza i big data? Talmente diverso che ci risulta difficile immaginarlo. I dati permeano ogni aspetto della società moderna, al punto da essere considerati “l’acqua del terzo millennio”.

Qlik ha selezionato alcuni aspetti della nostra vita in cui hanno inaspettatamente assunto un ruolo cruciale.

  1. L’intrattenimento: un’offerta infinita, studiata su misura per noi. Nel 2000 le uniche alternative (legali) alle proposte dei (pochi) canali della TV generalista erano il pay-per-view oppure il noleggio di videocassette e DVD da Blockbuster e simili. Oggi il mondo dell’entertainment è dominato da Netflix e dalle altre piattaforme on-demand, che non solo garantiscono la comodità di poter disporre di una quantità infinita di titoli direttamente dal proprio salotto, ma regalano anche la sensazione di un’offerta studiata su misura.
  2. Il credito: nuovi fattori che influiscono sulla valutazione. Negli ultimi anni sono emersi fattori che hanno modificato radicalmente il paradigma del credito, come l’utilizzo di algoritmi di machine learning sempre più sofisticati e la quantità di dati a disposizione provenienti dalle fonti più disparate. Ad esempio? L’attività delle persone su web e social, la reputazione digitale, i flussi di pagamento, le rilevazioni da sensori e dispositivi wearable, le immagini dei satelliti… Può sembrare strano ma post su Instagram o Facebook che testimoniano una vita sociale di un certo tipo, piuttosto che i dati registrati dalle app di salute o dai fit tracker potrebbero farci attribuire un diverso credit score.
  3. Lo shopping: consigli per l’acquisto sempre più personalizzati. Lo shopping online è ormai parte integrante della nostra vita e a tutti è capitato, cercando un determinato prodotto, di veder comparire un certo numero di consigli e banner pubblicitari. Queste raccomandazioni vengono elaborate sulla base delle attività e degli acquisti passati dell’utente e/o di utenti simili: i social media, le informazioni di login sui vari siti web e le transazioni sugli e-commerce rappresentano in questo senso una preziosa fonte di informazione.
  4. La politica: microtargeting per alimentare la partecipazione. I dati sono entrati anche nella sfera politica. Già nel 2012, il Washington Post descriveva Obama come “The Big Data President”. Le campagne elettorali made in USA da quegli anni in poi insegnano i metodi di profilazione, finalizzati a tradurre il comportamento individualizzato in partecipazione politica: una gestione efficace dei dati attraverso le tecniche di targettizzazione permette infatti di tracciare profili chiari e definiti degli elettori, analizzando non solo i comportamenti, ma anche dei consumi e delle attività dei singoli cittadini.

 

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