Italiani e privacy online: è troppo tardi per proteggere i nostri dati?

di Redazione TecnoGazzetta

In piena emergenza Coronavirus gli italiani hanno imparato a vedere la tecnologia come una – sempre più – inseparabile alleata. Una quantità smisurata di dati passa giorno dopo giorno dai nostri dispositivi, che sia per fruire di un contenuto, effettuare un acquisto o svolgere una sessione di Smart Working. Tuttavia, mentre in ufficio i lavoratori dispongono di una rete aziendale dotata di software per mantenere al sicuro i dati sensibili, fra le mura domestiche non è detto che la proprietà intellettuale dell’azienda goda della stessa protezione.Italiani e privacy online: è troppo tardi per proteggere i nostri dati?

Secondo NortonLifeLock – azienda leader mondiale nelle soluzioni di sicurezza informatica (NASDAQ: NLOK) – i consumatori italiani (83% rispetto a una media globale del 79%) sono convinti di avere perso ogni controllo su come le proprie informazioni personali vengano raccolte e utilizzate dalle aziende. I risultati del NortonLifeLock Cyber Safety Insights Report (NLCSIR) indicano che gli italiani ritengono sia impossibile proteggere la propria privacy online (67%) o che sia troppo tardi (64%) per farlo perché le proprie informazioni sono già in circolazione.

Basata su un sondaggio online condotto in 10 Paesi nel mondo, che comprende un campione di oltre 1.000 adulti italiani di età superiore ai 18 anni, la ricerca mostra l’Italia in seconda posizione (75%) fra le nazioni più preoccupate a livello globale riguardo alla privacy. Allarmati da come i propri dati vengono raccolti e utilizzati dalle aziende, i consumatori italiani sembrano pronti a rinunciare all’utilizzo di determinati servizi se nutrono preoccupazioni sul fatto che i propri dati siano a rischio. Tuttavia, mentre due terzi degli italiani (66%) dichiarano che ci sono state volte in cui hanno scelto di non scaricare una determinata app o di non utilizzare uno specifico servizio sulla base della policy sulla privacy, un gruppo più ristretto (51%) confessa di accettare alcuni rischi per la propria privacy online pur di ottenere delle agevolazioni.

L’idea che sia ‘troppo tardi’ per proteggere la propria privacy online potrebbe mettere le persone in grave pericolo. Rischio ulteriormente amplificato dalla convinzione che le loro informazioni siano già fuori dal loro controllo, così come dalla disponibilità a scambiare la loro privacy per ottenere dei vantaggi”, afferma Ida Setti, Senior Director Southern Europe di NortonLifeLock. “La crescente consapevolezza sulle questioni relative alla privacy ha spinto i consumatori a cercare un maggiore controllo sui dati e ad agire per proteggere la loro privacy online: stando alla ricerca l’86% dei consumatori italiani vuole fare di più per proteggere la propria privacy. Tuttavia, con quasi due terzi degli italiani (64%) che dicono di non sapere come poter salvaguardare la propria privacy online, c’è ancora un chiaro bisogno di formazione su come le persone possano mantenere loro stesse, e i loro dati, al sicuro “.

In Italia, circa l’82% degli intervistati ha dichiarato di aver intrapreso almeno un’azione per proteggere la propria privacy online, come limitare le informazioni condivise sui social media (43%), eliminare o disabilitare i cookie (40%), e leggere tutti i termini e le condizioni di utilizzo prima di procedere con un download (30%). Nonostante gli sforzi intrapresi, l’86% degli italiani sostiene di voler fare di più per proteggere la propria privacy online.

Altri risultati chiave per l’Italia includono:

 

  • L’Italia è tra le nazioni più preoccupate a livello globale in materia di privacy. Tre quarti dei consumatori italiani (75%) si dichiarano allarmati più che mai per la loro privacy, rispetto a una media globale del 67%. In cima alla lista delle preoccupazioni degli italiani c’è il rischio che le loro informazioni personali possano risultare esposte e compromesse dai cyber criminali (49%), oltre al fatto di non sapere cosa faranno le aziende con le loro informazioni personali in futuro (39%).

 

    • In un quadro di sfiducia globale nei confronti delle organizzazioni che trattano i dati personali, gli italiani sono quelli che si fidano di più. Quando si tratta di gestire e proteggere i propri dati personali, i consumatori italiani sono più propensi, rispetto a quelli di altri Paesi, ad avere una forte fiducia nei confronti di molte delle organizzazioni che li raccolgono. Ciononostante, il numero di chi dichiara di avere molta fiducia in un’organizzazione non supera la maggioranza per nessuno degli enti, che includono i fornitori di servizi sanitari (48% rispetto a una media globale del 36%), i produttori di dispositivi smart (44% rispetto a una media globale del 20%), e i fornitori di social media (18% rispetto a una media globale del 9%).

 

  • Il riconoscimento facciale desta la preoccupazione di molti. La maggior parte dei consumatori italiani (58%) ritiene che il riconoscimento facciale sarà probabilmente utilizzato in modo improprio o abusato entro il prossimo anno, e quasi la metà (46%) pensa che farà più male che bene.  Nonostante queste perplessità, gli italiani tendono a rimanere più positivi di altri paesi riguardo al riconoscimento facciale: è più probabile che dicano che il riconoscimento facciale migliorerà i prodotti e i servizi (64% rispetto a una media globale del 55%), e, quando vengono presentati i possibili vantaggi e svantaggi, la maggior parte dei consumatori italiani si dichiara favorevole all’utilizzo di questa tecnologia tra le forze dell’ordine (81% rispetto a una media globale del 69%), nelle scuole (74% rispetto a una media globale del 63%), e in minor numero (pur mantenendo la maggioranza) da parte dei negozianti (62% rispetto a una media globale del 54%). 

 

  • Tre su dieci ammettono che i timori per la propria privacy gli precludano la possibilità di rendere smart la propria casa. Il 30% (inferiore alla media globale del 37%) degli italiani ha deciso di non acquistare un dispositivo per smart home per motivi di privacy o di sicurezza. I consumatori in Germania (44%) risultano invece i meno propensi ad acquistare un dispositivo per smart home rispetto agli altri paesi europei (37% in Francia, 37% nel Regno Unito, 30% nei Paesi Bassi).

Come possono i consumatori proteggersi dal cyber crimine e dai furti di identità?

Oltre la metà dei consumatori italiani (53%) afferma di essere stato vittima di un reato informatico, avendo individuato software maligni sul proprio dispositivo, o l’accesso non autorizzato a un account di posta elettronica o di un social media. Solo negli ultimi 12 mesi oltre un terzo (37%) dichiara di aver subito un cyber crimine, per un totale di 19 milioni di italiani. Ciò risulta in perdite stimate di 1,15 miliardi di euro e di 136 milioni di ore impiegate per rimediare ai danni causati dal cyber crimine (in media di 7,2 ore per vittima).

Per quanto riguarda il furto di identità, i consumatori italiani sono i meno propensi a subirlo, con il 12% (rispetto a una media globale del 21%) che dichiara di esserne rimasto vittima in passato. Ciononostante, solo negli ultimi 12 mesi, oltre 1,7 milioni di adulti italiani (3%) hanno subito un furto d’identità. Da notare che il numero di adulti più giovani (18-39 anni) colpiti da furto d’identità (19%) è maggiore di quello relativo agli adulti più anziani (il 9% per gli individui oltre 40 anni).

“Controllate le impostazioni di privacy su tutti i vostri account online e, ove possibile, limitate la quantità di informazioni personali che condividete sui social network”, consiglia Ida Setti. “La condivisione di informazioni personali, come date e luoghi importanti o nomi di animali domestici, potrebbe fornire ai ladri di identità i dettagli necessari per commettere frodi  a vostro nome. Nel mondo offline, assicuratevi di distruggere i documenti e le lettere che contengono dati personali (indirizzi, numeri di conto o informazioni riconducibili alla vostra persona) prima di gettarli via. Il vecchio ‘dumpster diving’, la pratica che vede i ladri di identità scavare fisicamente nella vostra spazzatura, rimane un metodo popolare per rubare le vostre informazioni personali”.

Per contribuire a mantenere integri i dati e la privacy, ci sono alcuni passi-chiave che i consumatori possono compiere per rafforzare le proprie difese digitali online:

  • Controllare la propria presenza online. Leggete attentamente i termini e le condizioni prima di scaricare un’app o di creare un account, compresi quelli sui social media. Per quanto riguarda la condivisione delle informazioni, assicuratevi di configurare a vostro gradimento le impostazioni di privacy e sicurezza dei servizi e dei dispositivi web.
  • Controllare le autorizzazioni. Molte mobile app sui vostri dispositivi smart raccolgono una serie di dati personali come il vostro nome, l’indirizzo e-mail, le abitudini di spesa e la posizione geografica. È buona norma controllare regolarmente le vostre app, verificando le impostazioni di privacy e di condivisione della posizione. Abilitare i servizi di localizzazione su un’app in esecuzione potrebbe avere senso, ma chiedetevi se sia davvero necessario, ad esempio, per utilizzare un’app di messaggistica. Dovreste anche capire se tale accesso è necessario in ogni momento o solo quando si utilizza l’app in questione. Se ci sono app che non si usano più, vale la pena considerare la possibilità di rimuoverle. In tal modo si ottiene l’ulteriore vantaggio di ottimizzare lo spazio all’interno del proprio dispositivo.
  • Prestare attenzione a cosa si connette. Gli smart speaker e gli altri dispositivi connessi a Internet sono dotati delle impostazioni e delle funzioni più disparate. Dovreste sempre assicurarvi di modificare le impostazioni predefinite di privacy e sicurezza, prendendovi il tempo necessario per scegliere la configurazione che ritenete adeguata. Ad esempio, poiché il vostro assistente vocale può essere impostato per controllare altri dispositivi connessi – luci, termostato o TV, fra gli altri – scegliete con attenzione ciò che collegate. Evitate di connettere i vostri smart speaker a meccanismi di sicurezza, come la serratura di una porta o una telecamera di sorveglianza, perché potrebbero essere utilizzati in modo malevolo.
  • Tenere i propri dispositivi al sicuro. Poiché il riconoscimento facciale e le impronte digitali sono sempre più utilizzati in sostituzione di pin e password, è necessario fare molta attenzione alla sicurezza dei dispositivi smart che memorizzano le vostre informazioni biometriche. Il modo migliore è mantenere aggiornato il software del vostro dispositivo, in quanto ciò potrebbe aiutare a prevenire vulnerabilità o falle di sicurezza, che possono essere sfruttate dai cyber criminali per accedere ai vostri dati.
  • Utilizzare un software di sicurezza sviluppato da un marchio rinomato e affidabile: assicuratevi che i vostri dispositivi siano protetti da un software di sicurezza potente e multilivello come Norton 360.

Per saperne di più sull’impatto della criminalità informatica e su come i consumatori possono proteggere la propria privacy online e le proprie informazioni digitali: https://www.nortonlifelock.com/about/newsroom/press-kits/2019-norton-lifelock-cyber-safety-insights-report

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