Il cantiere per il grande Hyper Cloud Data Center di Aruba, il nuovo polo tecnologico della societa’ che verra’ creato al Tecnopolo Tiburtino di Roma, e’ pronto a partire. Il gruppo di servizi informatici italiano ha appena ricevuto il permesso a costruire. I lavori si apriranno a brevissimo e potrebbero durare circa 2 anni.
Al termine del cantiere il nuovo centro di Aruba dara’ lavoro ad oltre 200 persone che lavoreranno in un ambiente moderno di 52.000 metri quadrati calpestabili. Ma per arrivarci e’ servita molta pazienza. L’annuncio dello sbarco a Roma del gigante informatico tricolore era stato dato il 5 giugno 2018 dalla sindaca di Roma in persona, Virginia Raggi, e dall’Ad di Aruba, Stefano Cecconi. Le previsioni era quelle di inaugurare il centro entro la primavera del 2020. Poi ritardi di vario genere, soprattutto a livello burocratico, ne hanno rallentato la partenza.
Oggi, pero’, e’ tutto pronto. I responsabili di Aruba, contatatti dall’agenzia Dire, hanno confermato “l’arrivo di tutti i permessi a costruire” e il prossimo avvio del cantiere. I
l terreno acquistato da Aruba, sul quale sara’ edificato il nuovo data center campus, si trova all’interno dell’area del Tecnopolo Tiburtino, nato per volonta’ della Camera di Commercio di Roma, in collaborazione con la Regione Lazio e il Comune di Roma, per ospitare realta’ imprenditoriali tecnologicamente innovative. Una parte della piu’ ampia “Tiburtina Valley”, l’area dove gia’ oggi operano imprese e multinazionali ad alto valore tecnologico: da Leonardo (ex Finmeccanica) che qui ospita diversi capannoni industriali compresi quelli dalla controllata Alenia-Thales, alla Selex, azienda specializzata nei servizi informativi applicati alla Difesa, fino agli impianti di Vitrociset e quelli di Elt-Gruppo Elettronica, due aziende, quest’ultime, attive nel campo dei sistemi informatici applicati in particolare a radar e aeropsazio. Senza scordare che a pochi metri sono presenti anche gli studi televisivi della Titanus, usati da Mediaset, e altre industrie di vario tipo come Gentilini o Pallini.
L’investimento di Aruba e’ imponente: per l’Hyper Cloud Data Center di Roma sono previsti circa 300 milioni di Euro in cinque anni. Si tratta del quarto data center italiano di Aruba, che va ad aggiungersi ai due di Arezzo e a Global Cloud Data Center di Ponte San Pietro in provincia di Bergamo. Le quattro infrastrutture sono parte di un piu’ ampio network europeo che include, oltre all’Italia, Germania, Francia, Inghilterra, Repubblica Ceca e Polonia.
Il data center di Roma permettera’ alla societa’ di consolidare la propria posizione di fornitore di servizi IT di livello enterprise, grazie ad una rete di data center unica in Italia, modernissima e distribuita su tutto il territorio.
Queste sono le caratteristiche tecniche: l’area interessata complessivamente sara’ di 74.000 metri quadrati, con 52.000 metri quadrati di superficie destinata a data center, di cui oltre 30.000 alle sale dati. Il centro sara’ alimentatpo al 100% da fonti rinnovabili che produrranno una potena di circa 66 MW. In particolare l’Hyper Cloud Data Center di Aruba sara’ completamente ecologico grazie all’uso di energia rinnovabile certificata a livello europeo tramite Garanzia di Origine (Certificazione GO), alla quale si aggiunge l’autoproduzione di energia fotovoltaica e l’uso di sistemi di raffreddamento ad efficienza ottimizzata.
Infine sono previsti collegamenti di tipo “backbone” con i data center di Ponte San Pietro e di Arezzo, ed esterni verso internet sia da nord che da sud.
“Con questo ulteriore investimento– spiega la societa’- Aruba intende diventare il principale punto di riferimento nell’ambito dei servizi e soluzioni di data center – fisiche e in cloud – per le imprese, la PA centrale e gli Enti locali, grazie ad un’offerta infrastrutturale che sfruttera’ la distribuzione dei suoi data center, con il vantaggio di servire da vicino tutti i soggetti, siano essi al nord, al centro o al sud Italia. Il data center romano, insieme alle altre strutture del network di Aruba, permettera’ la progettazione e l’attivazione di soluzioni uniche, ad altissima efficienza e prestazioni. Per esempio, in ambito di Disaster Recovery e Business Continuity, il cliente avra’ l’opportunita’ di decidere dove mettere la propria infrastruttura primaria o secondaria, o anche entrambe, vista la posizione geografica e l’interconessione delle strutture, scegliendo poi tra soluzioni di colocation, cloud o ibride”.
Fonte «Agenzia DIRE»