Assocontact l’internalizzazione del Contact Center INPS resta un’incognita

by Redazione TecnoGazzetta

Le contraddizioni insite nelle possibili azioni dell’INPS preoccupano sindacati e associazioni

È avvenuto nel pomeriggio di martedì 15 novembre l’incontro tanto atteso tra i sindacati di categoria e il Presidente Tridico sul tema dell’internalizzazione del Contact Center INPS. Le ultime affermazioni del Presidente hanno confermato che il processo di internalizzazione, previsto a partire dal 1° dicembre 2022, sarà affidato alla propria società in house INPS SERVIZI SPA. Un processo confuso e ambiguo che rischia di creare danni sistemici nel breve, nel medio e nel lungo termine, alle aziende, alle lavoratrici e ai lavoratori e quindi, in ultima analisi, allo Stato. Danni che arrivano a causa di errori e sottovalutazioni di metodo e di merito e che potrebbero mettere seriamente a rischio oggi gli stipendi e domani le pensioni di 3.014 persone.

Per questo Davide NataleVice Presidente di Assocontact – l’Associazione Nazionale dei Business Process Outsourcer che rappresenta gli interessi dei Call & Contact Center – è tornato a porre l’accento sulla questione dichiarando: “Oltre ai dubbi sollevati fino ad ora sui tempi del progetto e le sue conseguenze sui lavoratori, emerge in queste ore un nuovo fatto eclatante e inaudito che riguarda i modi disinvolti con cui il Presidente Tridico sta gestendo la vicenda. Il Presidente ha dato rassicurazione alle Organizzazioni Sindacali sul comportamento che le aziende uscenti dovrebbero tenere in merito alla questione del mancato preavviso dei lavoratori dimissionari. Le parole di Tridico, però, arrivano senza che vi sia stata alcuna interlocuzione formale e strutturata con le aziende, senza un accordo messo nero su bianco, ma solo con generici impegni e vacue promesse e dopo aver fatto passare mesi e mesi senza costrutto”. 

“Ancora più grave è la certezza – continua Natale – ormai definitivamente acquisita, che il passaggio delle lavoratrici e dei lavoratori dal settore privato alla società in house di INPS avverrà a condizioni retributive e lavorative nettamente inferiori a quelle attuali: non saranno riconosciuti né scatti di anzianità né superminimi; non sarà ripristinato l’art.18; non ci saranno consolidamenti orari. In pratica, tutti i diritti acquisiti in decine di anni di lavoro saranno azzerati nel passaggio a INPS SERVIZI SpA. Il settore del BPO, già messo a dura prova dalla pandemia e dalla pressione su ricavi e margini dovuta alla dissennatezza di alcuni committenti e di alcuni imprenditori, subisce una nuova ferita a causa dell’Ente che più di tutti dovrebbe difendere i sacrosanti diritti dei lavoratori e delle aziende, dell’Ente che più di tutti dovrebbe avere un approccio eticamente indiscutibile oltre che giuridicamente inappuntabile. L’internalizzazione del CCM INPS, così come si sta realizzando, dunque, fa a pezzi lo spirito e i valori rappresentati dalla Clausola Sociale, cosa che nessun operatore privato avrebbe mai osato immaginare”.

Resta infine il giudizio complessivamente critico e negativo su tutta l’operazione di internalizzazione voluta dall’attuale Presidente dell’INPS. Un’operazione che misconosce il valore industriale e organizzativo dei BPO, priva il mercato di risorse e di sbocchi importanti, impoverisce di competenze e professionalità le aziende private. I percorsi virtuosi dovrebbero tenere insieme il meglio del settore pubblico e il meglio del settore privato e non metterli in competizione. I danni a un sistema imprenditoriale, che vale decine di migliaia di posti di lavoro e miliardi di euro di PIL, possono essere enormi e irreparabili. Andranno, a tempo debito, ricercate le responsabilità

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